Hanno contratti che scadono alla stessa velocità degli yogurth, ritmi asfissianti, uno stipendio di 1.300 euro e la stragrande maggioranza di loro non supera gli otto mesi di attività prima di finire di nuovo a casa. Sono gli angeli di Amazon, 840 mila dipendenti in tutto il mondo, che cercano, trovano, spostano, impacchettano e spediscono, gli acquisti che un fattorino consegna nel giro di poche ore dal Polo Nord alla Patagonia.

Oggi molti dei 40mila lavoratori italiani incrociano le braccia per dire basta alle ingerenze del colosso americano che vuole continuare a imporre ritmi asfissianti, turni una domenica su due e cancellare tutti i giorni rossi dal calendario, compresi Natale, Pasqua e Ferragosto. Sono in molti a sentirsi solo un numero di fronte a un gigante, un frutto spremuto per essere gettato via presto. Non tutti lo dicono, ma perdere il lavoro fa paura. Per questo abbassano la testa e terminano in fretta il giro. Ma non oggi. Oggi non si impacchetta, non si spedisce e non si consegna. Se per un giorno non si acquistasse, il messaggio arriverebbe a Seattle in maniera ancora più diretta.

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