“Il gruppo dirigente conosce la situazione di collasso che stanno subendo gli Uffici Postali della Lombardia a causa della carenza strutturale e cronica di personale?”. È questa la prima di una serie di domande che Giovanni Fagone, segretario della Slc Cgil regionale, rivolge ai manager del gruppo per avere risposte su questioni, allarmanti, che riguardano le condizioni di vita, di lavoro e di sicurezza sul lavoro dei dipendenti. 

“Il gruppo dirigente lo sa che in Lombardia in meno di tre anni si sono persi circa 2000 addetti a causa del pensionamento, peraltro prevedibile, e questo al netto delle politiche attive?”

“I dirigenti commerciali - continua il sindacalista - lo sanno che l'aumento delle offerte dei  servizi (rc auto, spid, prenotazione vaccinale, offerte commerciali multiple, etc) invece che diminuire la circolazione dei cittadini rischia di aumentarla e quindi di peggiorare l'indice pandemico?”

“Il gruppo dirigente conosce le modalità con le quali vengono utilizzati i distacchi di personale nonostante accordi ed impegni assunti? Lo sa che le disfunzioni organizzative e le condizione di stress stanno aumentando a causa delle pressioni commerciali? Sa che potrebbe ampliare il lavoro agile per evitare rischi ai propri dipendenti e stranamente non lo fa? Lo sa che spesso azioni e ordini di servizio variano nelle modalità applicative da filiale a filiale in funzione di chi le dirige? Sarebbe opportuna una verifica”.

“Il gruppo dirigente lo sa che le poche assunzioni su Mercato Privati giunte in Lombardia sono a part time e che sia le condizioni salariali che le condizioni di gestione degli orari sono al minimo della sussistenza per una Regione nella quale le basse retribuzioni sfiorano la soglia di povertà?”

“Il gruppo dirigente è conscio che non è più procrastinabile, per un'azienda che si ritiene leader, un'azione straordinaria di politiche attive del lavoro che permetta di recuperare le perdite di organico a causa delle uscite pensionistiche, stante l'età elevata della forza lavoro? Le aziende moderne lo fanno con ISO pensione, accordi strutturati o fondi di solidarietà per garantire un vero ricambio generazionale”.

“Detto quanto sopra riteniamo che la misura sia colma! Slc Lombardia infatti ritiene che il gruppo che dirige questa azienda debba passare dalle parole ai tg e dalle passerelle ad azioni concrete e coerenti con la mission che questa azienda merita per il sistema Paese. Le lavoratrici e i lavoratori che hanno fatto grande questa azienda hanno bisogno di risposte chiare, di azioni precise che migliorino le condizioni di lavoro e che riescano a gestire il rapporto con la clientela senza subire ripercussioni e soprattutto avere la certezza che le misure contro la pandemia quando assunte trovino riscontro sui territori senza tentennamenti o interpretazioni variegate. Le lavoratrici e i lavoratori di Poste Italiane meritano rispetto da tutti,  in primis dal gruppo dirigente”.