I rider entrano in Camera del lavoro per avere informazioni, conoscere i propri diritti, organizzarsi come lavoratori. La campagna del Nidil Cgil per incontrare e offrire servizi e assistenza ai ciclofattorini d'Italia vive un'accelerata nel Mezzogiorno. La scorsa settimana a Pescara e ieri a Brindisi si sono consumati i battesimi sindacali dei collaboratori dei colossi del food delivery delle due città. "A Pescara i rider sono un centinaio, quelli che sono venuti all'assemblea non avevano nessuna consapevolezza dei diritti che spettano loro - racconta Alessandra Tersigni, del Nidil Pescara -. Molti hanno bisogno di assistenza e supporto. Il contratto pirata firmato da Ugl? Non è chiaro se le piattaforme lo stanno applicando. Quel che è certo è che la paga si è abbassata di molto, che a volte si sta in strada anche quattro ore per portare a casa una manciata di euro”.

Lo stesso accade a Brindisi, una “piazza” piccola, che conta una cinquantina di rider: giovani universitari ma anche persone over 50 che hanno perso il lavoro e che attraverso le piattaforme cercano di fronteggiare un grave stato di bisogno. Tutti molto interessati alle attività sindacali e ad organizzarsi. “Per molti ciclofattorini questo non è un lavoretto, ma rappresenta la prima fonte di reddito della famiglia – spiega Maria Giorgia Vulcano, coordinatrice regionale Nidil Cgil Puglia -. Siamo rimasti colpiti: a Brindisi ci sono anche due pensionati che per arrotondare il magro assegno mensile fanno consegne in auto la sera. Tirano su duecento euro al mese, ma a che prezzo, corrono rischi a stare in strada a quell’ora”. Tra le prossime tappe, un’assemblea a Bari, dove i rider sono per lo più immigrati che considerano consegnare pizze e hamburger in bici un netto miglioramento rispetto al raccogliere pomodori nei campi a due euro all’ora.