Gli ultimi due sono arrivati nel fine settimana. Uno era un pensionato di 78 anni, caduto dal tetto di una azienda di Porcari, in provincia di Lucca, l'altro è morto dopo 7 mesi di agonia dovuti all'ennesima caduta dall'alto, a Napoli. Il caso più eclatante, però, è forse quello di un paio di settimane fa nel catanese, dove un operaio di 60 anni è stato ricoverato nell'ospedale Cannizzaro di Catania e sottoposto a un delicato intervento chirurgico a causa dei traumi derivanti dalla caduta da un tetto. Tre giorni dopo l'uomo è morto. Stava lavorando in nero e in violazione delle norme di sicurezza e l'imprenditore che lo aveva assoldato avrebbe tentato di cancellare le tracce di sangue dal cantiere.

Tracce che in questo 2021 sono però più evidenti che mai. Dal monitoraggio della Fillea Cgil, ad oggi, i morti sul lavoro sono arrivati a 32 contro i 12 dello stesso periodo 2020. L'incremento è impressionante: quasi il 170% in più. Come sempre, nei cantieri italiani si muore soprattutto per caduta dall’alto (48%) e travolti da materiali (26%). Nel 33% dei casi i lavoratori erano totalmente o parzialmente irregolari; erano il 25% (4 casi su 12) nello stesso periodo 2020. E a preoccupare è anche l'età dei deceduti, sempre più anziani: il 43% delle vittime è tra i 40 ed i 60 anni, un altro 43% è di over 60, di cui 3 ultrasettantenni.

Cadute e anziani
“La Fillea da anni svolge un monitoraggio interno costante sugli infortuni nel settore edile e i dati che ne escono sono pessimi. Secondo l'Inail, in edilizia i morti nel 2019 sono stati 113, nel 2020, 114. In mezzo, però, c'è stato un lockdown nazionale durante il quale il Paese è stato sostanzialmente fermo, così come moltissimi cantieri - ci spiega Ermira Behri della segreteria della Fillea nazionale -. Ora arrivano le cifre sul 2021, in cui il settore è ripartito grazie ad alcuni incentivi e, guarda caso, gli incidenti continuano a crescere”. “Tra l'altro – dice Behri - le vittime sono soprattutto operai avanti con l'età che cadono dall'alto. Nonostante il nostro grande impegno sulla sicurezza, è evidente che c'è un problema. Non è possibile che lavoratori così anziani si trovino a lavorare sui tetti o sulle impalcature. C'è anche un problema diffuso di illegalità. Legalità e sicurezza nei cantieri sono due facce della stessa medaglia.”

Per il sindacato, poi, il fatto che a morire siano operai sempre più avanti con gli anni riapre un discorso mai chiuso, quello dell'età dei pensionamenti. “Non si può morire a 70 anni su un ponteggio – spiega ancora Behri –. La nostra battaglia affinché venga riconosciuta la gravosità del lavoro edile continua senza sosta. Questi dati ci dicono chiaramente che i lavoratori del nostro settore non possono salire in altezza dopo una certa età”.

Il mistero dei morti per Covid
Spulciando i dati Inail sugli incidenti sul lavoro nel 2020, però, emerge anche un altro aspetto, che finora è stato poco considerato. Il monitoraggio al 31 gennaio dice che su oltre 147 mila denunce nell'industria e servizi per infortunio covid, gli operai edili rappresentano solo lo 0,6 %. Gli infortuni mortali per covid tra gli edili, invece, sono stati ben 30 su 461 totali: il 6,6%. Una discrepanza enorme tra denunce e morti, insomma, che per la Fillea va analizzata in profondità: “Da un parte si potrebbe dire che i protocolli di sicurezza che abbiamo firmato per primi all'inizio della pandemia abbiano funzionato, ma dall'altro si potrebbe anche sospettare che le denunce non vengano fatte sempre, ma solo quando si tratta di casi gravi che portano alla morte della vittima”.

Un'altra possibile risposta ci riporta alla questione della gravosità del lavoro edile. “I lavoratori del nostro settore sono esposti per anni alle polveri dei cantieri e convivono molto spesso con problemi respiratori e polmonari – conclude Behri -. Sono lavoratori fragili, molto spesso anziani, su cui il covid ha un effetto devastante”. Quindi se ne ammalano pochi, ma chi contrae il coronavirus, alla fine, ha meno possibilità di sopravvivenza. Tra l'altro, il maggior numero di casi si registra tra artigiani e piccole imprese, in cui probabilmente i protocolli di sicurezza vengono rispettati con minore severità.

In ogni caso, per la Fillea le risposte sono: legalità, lavoro buono e sicurezza. “Dobbiamo mettere mano ad alcune questioni fondamentali subito – ha recentemente affermato il segretario generale Alessandro Genovesi –. Tra Recovery fund e superbonus, le stime di Ance parlano per il biennio 2021-22 di un aumento del 8% degli appalti pubblici e del 17% di edilizia privata. Il rischio è più lavoro ma meno sicurezza e più morti”. Le proposte del sindacato per evitare questo cortocircuito malsano sono le stesse da anni: Durc di congruità, patente a punti per le imprese edili e introduzione del reato di omicidio sul lavoro. E questa la ricetta - dice Genovesi - per avere “più occupazione di qualità e più sicurezza sul lavoro”.