Si avvicina la scadenza per presentare la domanda di disoccupazione agricola. Gli ultimi dodici mesi sono stati difficili: alla stagionalità tipica dell'agricoltura, caratterizzata da una fortissima componente di lavoro a tempo determinato, si sono aggiunte le calamità naturali e le conseguenze della pandemia. Si rafforza così la necessità per chi ha lavorato nel settore di un sostegno al reddito.

Come ogni anno, la Flai Cgil mette tutte le proprie strutture a disposizione per aiutare i lavoratori a ottenere il riconoscimento di questo diritto. Si tratta di un supporto fondamentale, come spiega Roberta Liverani, lavoratrice agricola: "Lavorando in campagna capita che ci siano problemi di gelate, di pioggia e magari non si va a lavorare; se non ci fosse la disoccupazione ad aiutarci a sostenere le spese quando si resta indietro, non riusciremmo a recuperare".

Leggi anche

Lavoro

Dalla tutela individuale a quella collettiva

La disoccupazione agricola non è un ammortizzatore sociale ma un’indispensabile forma di sostegno al reddito come spiegano Tina Balì e Silvia Guaraldi, segretarie Flai Cgil nazionale
Dalla tutela individuale a quella collettiva
Dalla tutela individuale a quella collettiva

 

Samuela Meci, della Flai Cgil Ravenna, evidenzia che "sarebbe stato necessario in quest'anno così complicato riconoscere le giornate lavorate nel 2019, quindi la calamità, questo perché nel 2020 i lavoratori agricoli hanno lavorato poco a causa degli eventi climatici avversi".

"Contrariamente al nome, che potrebbe trarre in inganno, - sottolinea Silvia Guaraldi, segretaria nazionale della Flai - la disoccupazione agricola non è un ammortizzatore sociale bensì una forma di integrazione al reddito. Se si è lavorato almeno 102 giornate nel biennio in agricoltura, o anche in altri settori purché la prevalenza sia in agricoltura, l'invito è a rivolgersi alla Cgil, alle nostre camere del lavoro, agli uffici della Flai entro il 31 marzo".