Un vero premio di produzione, e non il contentino dato dall’azienda, maggiorazioni per il lavoro notturno e festivo, revisione degli inquadramenti contrattuali. E ancora: maggiori tutele per gli infortuni, indennità, salute e sicurezza, situazione Covid.  Per la prima volta nella storia di Amazon in Italia, in tre stabilimenti produttivi, Torrazza Piemonte (Torino) e Vercelli e Passo Corese (Viterbo) si tengono tre assemblee sindacali congiunte, in contemporanea nello stesso giorno e negli stessi orari, mattina, pomeriggio e notte per aprire una contrattazione collettiva di secondo livello. Merito delle Rsa, rappresentanze sindacali aziendali, di Filt Cgil e di Uiltrasporti che hanno creato un coordinamento, si sono organizzati e stanno dando un messaggio di unità e aggregazione. Sull’onda della giornata d’azione mondiale “Make Amazon Pay” organizzata da Uniglobal Alliance e rilanciata in Italia da Cgil con l’iniziativa del “Red Friday” il 27 novembre scorso, i rappresentanti sindacali hanno deciso di mobilitarsi e chiedere miglioramenti del trattamento economico.

“Già nell’assemblea mattutina abbiano riscontrato una grande partecipazione dei lavoratori – racconta Giampier Carello, Rsa Filt Cgil nell’hub di Torrazza -. Abbiamo fatto volantinaggi davanti agli stabilimenti, battage sui social, e non abbiamo avuto problemi a convincere i colleghi. Al termine delle assemblee partiranno le comunicazioni formali all’azienda, chiederemo un incontro per discutere i punti all’ordine del giorno. Primo fra tutti, il premio di produzione, che sia legato alla produttività, e cioè calcolato sul bilancio di fine esercizio, strutturato e parametrato ai vari livelli di inquadramento. Quello che hanno promesso? È un ‘una tantum’, un contentino tirato fuori dall’azienda per ripulirsi l’immagine, minacciata dalla campagna globale. 300 euro che peraltro si traducono in una fregatura per i lavoratori perché sono tassate al 27 per cento”.

E invece i dipendenti di Amazon meritano di più, molto di più. Perché? In periodo natalizio sono sottoposti a stress e pressioni inverosimili, in condizioni complicate e aggravate dal pericolo del contagio. Nel sito di Torrazza si dice che per il 9 dicembre il management abbia fissato l’obiettivo di 800mila spedizioni in un giorno: se si riuscisse a raggiungere, sarebbe un vero record. Che naturalmente porterebbe a un meccanismo premiale per i capi, maggiori introiti per il colosso americano, ma non per i lavoratori. Altra rivendicazione: le maggiorazioni per il lavoro notturno, che oggi viene pagato solo il 15 per cento in più, e per quello festivo, la cui retribuzione non è sufficiente. Inoltre, i rappresentanti sindacali chiedono una revisione degli inquadramenti: le declaratorie del contratto nazionale collettivo della logistica sono vecchie, tante mansioni effettivamente svolte non sono previste e spesso sono sotto inquadrate.  

“Qui a Torrazza la situazione è tesa, siamo il sito con il più alto numero di contagi da Covid-19, circa 200 casi da inizio pandemia, ma il dato non è preciso – conclude Carello -. Oltre al pressing per la produttività, siamo pressati per il rispetto forsennato di distanze di sicurezza. Contro la volontà dei sindacati Amazon è riuscita a introdurre Proxemics, un software che è un sistema di videosorveglianza in grado di segnalare se non si rispetta la distanza di sicurezza. Il punto è che siamo in 4mila lavoratori in un sito di 80mila metri quadrati su 4 livelli: gli spazi sono quelli, anche se persone aumentano, come in questo periodo”.