Lavorare in fabbrica oggi sintetizza un’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Fca/Cnh, commissionata dalla Fiom Cgil e realizzata da ricercatori della Fondazione Sabattini e Di Vittorio e numerosi altri studiosi di diverse università italiane. Un lungo lavoro d’inchiesta svolto tra il 2017 e il 2019 basato sulla raccolta di 9.668 questionari  su una platea di circa 50 mila lavoratori potenziali che componevano l’universo di riferimento (con esclusione degli impiegati) dei 54 stabilimenti coinvolti. Le donne rappresentano nel complesso il 17,1% del campione. Età media degli intervistati: 45 anni. Lavoratori iscritti alla Fiom Cgil rappresentano solo il 21,8% del campione, quelli iscritti ad altre organizzazioni il 20,5%, cui va aggiunto un 4,1% di lavoratori iscritto a un’organizzazione sindacale non dichiarata. Parallelamente sono state svolte circa 170 interviste semi-strutturate con lavoratori impiegati nei 16 principali stabilimenti  del gruppo.

Ne emerge che il 60% dei lavoratori denuncia un peggioramento delle condizioni di lavoro e solo il 12% ha riferito un miglioramento. La percentuale degli intervistati che ha denunciato un peggioramento si alza al 65% tra gli addetti linea. Previsto per tutte le prestazioni di carattere ripetitivo (spesso vincolate), il cartellino operazionale non risulta essere disponibile per il 43% dei lavoratori Fca e per il 34% di quelli Cnh oppure era accessibile ma privo dell’indicazione dei tempi di lavoro per il 22% dei lavoratori (stessa percentuale nei due gruppi). Per quanto riguarda la nuova metrica del lavoro, l’analisi relativa alle conseguenze della sua applicazione – limitata a un sottoinsieme di rispondenti (poco più di 500 complessivamente tra Fca e Cnh, principalmente delle aree Montaggio) – segnala che il Wcm e l’Ergo Uas hanno determinato un peggioramento dei tempi di lavoro (denunciato dal 77,3% dei rispondenti), un peggioramento del carico di lavoro (78,3%) e un aumento dello stress fisico-mentale (79,1%). Infine, per il 59% degli intervistati “il team leader non promuove la cooperazione” né è aumentata la collaborazione, mentre per il per il 69% “il lavoratore non sente di contare di più” con l’introduzione del Wcm.