"É una vicenda un po' insolita per noi". Una vertenza così non gli era mai capitata a Nicola Atalmi, segretario generale della Slc Cgil di Treviso. Non è che ne entrino spesso, di ballerine di lap dance, in una camera del lavoro. Che poi si iscrivano al sindacato, è un evento ancora più raro. Atalmi, però, parla  il linguaggio del sindacalista come se stesse spiegando una qualsiasi altra crisi aziendale:  "Per noi le lavoratrici del Mille Lire sono come tutte le altre". Quando le ballerine sono entrate nella sede della Slc di Treviso, hanno scoperto che ultimamente  il proprietario del locale non aveva correttamente versato i contributi. La loro situazione contrattuale era già ambigua, ma l’emergenza Covid-19 ha spinto il datore di lavoro a chiudere il Mille Lire. "State tranquille, che prenderete i soldi della cassa integrazione". Albino Candelù aveva rassicurato le ragazze, ma la domanda per gli ammortizzatori sociali non l'ha mai fatta, Nicola Atalmi.

Come siete venuti a conoscenza di quello che stava accadendo al Mille Lire?

Le giornate di ricevimento in Cgil hanno abituato noi sindacalisti di frontiera ad incrociare tutte le più variegate declinazioni del lavoro. Sono le mille sfaccettature della precarietà, delle più fantasiose irregolarità, degli equilibrismi della flessibilità, delle sacche di lavoro nero, dei soprusi.

Come siete venuti in contatto con le lavoratrici? Si sono iscritte alla Slc prima o dopo l'inizio della vertenza?

Sono le donne e gli uomini che vengono nei nostri uffici a chiedere aiuto, protezione, informazioni, perché troppo spesso nelle loro aziende il sindacato è bandito. Siamo insomma abituati a tutto da tempo. Ma quel giorno, era l’inizio del 2019, una ballerina ha bussato alla porta della Slc Cgil di Treviso e con la sua storia è riuscita a sorprenderci. Il locale dove lavora, infatti, ha una grande notorietà. Un nome, rimasto cristallizzato a prima dell’euro, che è diventato nel profondo Nordest sinonimo stesso di lap dance, spogliarelli e spettacoli erotici, per quanto era noto e chiacchierato. Si è presentata per chiedere una verifica sulla sua situazione previdenziale - le ballerine hanno infatti uno speciale trattamento pensionistico- chiedendo lumi su buste paga misteriose. Fin da subito ha chiarito che non voleva solo qualche informazione, ma intendeva iscriversi alla Cgil con regolare trattenuta ed avrebbe cercato di convincere anche le colleghe.

Che tipo di comportamenti ha assunto nel corso degli anni, dal punto di vista contrattuale, il datore di lavoro?

Quello che è emerso è un universo molto opaco, dove gli inquadramenti contrattuali sono piuttosto improbabili, come pure certi “premi di risultato” legati all’intrattenimento dei clienti, che apparivano quanto meno ambigui.

C'erano situazioni poco chiare, per esempio le ragazze avevano una busta paga, ma dovevano mantenere determinati standard. Se non li raggiungevano, avrebbero dovuto ridare indietro i soldi in contanti al datore di lavoro.

É  una attività dove c’è molto lavoro nero, ovviamente, ma anche una forte presenza di donne straniere che hanno necessità di avere un regolare permesso di soggiorno. Inutili sono stati fin dall’inizio i tentativi di riportare il titolare ad una regolarizzazione contrattuale, perché fin da subito, quindi molto prima dell' emergenza Covid, era evidente la situazione di crisi in cui versava l’attività, che aveva probabilmente visto tempi migliori negli anni ‘90. Il passaparola è stato veloce e quindi siamo poi stati contattati da altre lavoratrici, preoccupate per le buste paga che tardavano, per i versamenti contributivi e per altri accordi aziendali che non venivano rispettati.

L'emergenza Covid ha creato un blocco totale del settore.

Sì, la crisi del Covid ha fatto precipitare tutto. Il locale ha chiuso i battenti, senza nemmeno tentare l’utilizzo di ammortizzatori sociali, abbandonando le ragazze e costringendole a dimettersi per giusta causa per ottenere almeno la Naspi. Sono ora diciotto le lavoratrici e i lavoratori attualmente difesi dalla Cgil tra ballerine, baristi ed altro personale di sala. Avanzano retribuzioni almeno dal mese di gennaio, oltre a varie differenze di inquadramento contrattuale, siamo preoccupati anche per la regolarità dei versamenti contributivi. Va considerato anche il danno economico, causato dall’incuranza del proprietario, per essere state lasciate senza stipendio, cassa integrazione e possibilità di chiedere la disoccupazione da fine febbraio fino a quando le prime sono arrivate da noi per avere spiegazioni, a fine aprile.

Alcune di loro hanno scelto questo mestiere, altre ci si sono trovate (e quindi sono soggetti ancora più fragili e privi di tutele).

In questa storia abbiamo incrociato una ballerina con una grande determinazione e altre ragazze che lavoravano lì da molti anni e intendevano far valere i loro diritti. Ma anche storie di disperazione di ragazze arrivate più recentemente, con problemi anche di permesso di soggiorno e di alloggio.

È la prima volta che vi trovate a difendere questa categoria di lavoratrici?

Per la Slc Cgil di Treviso è una vertenza magari un po’ insolita, ma che trattiamo come molte altre, in questo periodo, nel settore dello spettacolo, che purtroppo vive una situazione di crisi per molto tempo sottovalutata. Per noi, le lavoratrici del Mille Lire sono lavoratrici come le altre. Hanno diritto ad essere tutelate e rappresentate e meritano rispetto. Ora, la nostra priorità è quella di garantire, per quanto possibile, che abbiano quanto gli spetta e che possano presto trovarsi nelle condizioni di scegliere liberamente una ricollocazione professionale, in un settore dell’intrattenimento e del divertimento che speriamo possa uscire dallo sfruttamento e dal lavoro nero.