Sciopero, assemblea e corteo, una passeggiata in 500 a distanza e con le mascherine, in centro a Genova per raggiungere la prefettura. I lavoratori di ArcelorMittal di Cornigliano scendono in strada contro l’uso illegittimo della cassa integrazione che sta facendo la multinazionale, richiesta anche se gli ordini commerciali per continuare a lavorare ci sono. A far scoppiare la protesta di Fiom Cgil, le lettere di cassa integrazione mandate ai dipendenti, con cui si annuncia che dal 18 maggio sono a casa. Il sindacato di categoria ha deciso di rivolgersi anche alla magistratura, presentando un esposto alla Procura della Repubblica e di inviare una segnalazione all'Inps e all'ispettorato del lavoro.

“Non è accettabile che quando il lavoro c'è si vada in cassa integrazione con un enorme taglio di salario – sostiene la Fiom Genova in una nota - e che si utilizzino furbescamente soldi pubblici, di tutti cittadini, per propri tornaconti finanziari e per fare pressione sulle istituzioni. Venerdì scorso la Prefetta di Genova ha invitato l’azienda all'incontro con il sindacato e le istituzioni locali, ma non si è presentata. C’è un’altra convocazione il 18, e per tutta risposta ArcelorMittal in modo arrogante procede con l'invio delle lettere ai lavoratori, che usa come arma di ricatto verso il governo nella sua trattativa riservata”. Attualmente i dipendenti genovesi di ArcelorMittal sono 1001, di questi al lavoro ce ne sono 650, poi l'annuncio della cassa integrazione per cinque settimane per 200 di loro.