Scorrendo l'album dei ricordi professionali di Teodora Chira, 27 anni, assistente di volo della Ernest Airlines, troviamo solo immagini sorridenti. Piste deserte, fusoliere variopinte, tramonti saturi di colore in stile Instagram. Scatti che vedono la giovane lavoratrice accompagnata dalle colleghe nelle eleganti divise della compagnia milanese fondata nel 2015. Attimi rubati appena scese dalla scaletta dell'aereo in uno dei numerosi aeroporti che la compagnia copriva con i propri collegamenti tra Italia, Ucraina e Albania.

"Ho lavorato per tre anni con la Ernest – ricorda Tea, così la chiamano familiari e colleghi – . La compagnia è stata il primo amore e io ho sposato questa vita. Per me l'azienda ha fatto molto: non avevo esperienza ma sono stata formata da piloti e responsabili con decine d'anni di carriera. I migliori. Uomini e donne che mi hanno permesso di conquistare importanti traguardi professionali. Grazie anche al nostro impegno, la compagnia è diventata la sesta in Italia per numero di passeggeri trasportati. Ognuno di noi sentiva di essere un ingranaggio importante nel complesso meccanismo di funzionamento di una giovane compagnia aerea.

Oggi scorrere quelle immagini le fa montare un nodo alla gola. Il 29 dicembre scorso, l'Enac, l'Ente Nazionale Aviazione Civile, ha annunciato la sospensione della licenza di esercizio di "trasporto aereo passeggeri e merci" della Ernest a causa della compromessa situazione finanziaria. Una decisione posticipata al 13 gennaio 2020 per permettere ai turisti di capodanno di rientrare. Tea riavvolge per noi il filo dei ricordi: “Fino ad allora, come in tutte le compagnie, sapevamo che c'erano dei problemi ma nessuno di noi pensava potessimo piantare baracca e burattini e finire tutti a casa nel giro di pochi giorni. Una sera l’azienda ha inviato tutti gli aeroplani alle proprie destinazioni e la mattina dopo ci siamo svegliati, improvvisamente, senza aerei sulla pista, senza un turno, senza un lavoro. Inizialmente pensavo che le soluzioni si sarebbero trovate. Non intendevo cedere al pessimismo ma intanto il tempo è passato. Nel giro di poche settimane le promesse di rilancio dell'azienda si sono diradate, facendo emergere il vero problema di tutti noi: mettere insieme il pranzo con la cena per noi e per le nostre famiglie”.

"Lo scorso gennaio – racconta la lavoratrice – io e i miei quasi 200 colleghi  abbiamo ricevuto un anticipo di mille euro, prima che la compagnia avanzasse al tribunale la richiesta di concordato. Da quel momento sono stati numerosi i passaggi a vuoto dovuti al Coronavirus, e le udienze sono slittate a giugno. Da gennaio il nostro presente è sospeso: a casa e senza soldi già due mesi prima che il Covid-19 devastasse le vite di tutti. Da marzo, la compagnia ha chiesto di usufruire della cassa integrazione, ma la procedura è ancora in alto mare. Per noi non è stata erogata alcuna misura di sostegno”.

Adesso non ci resta che andare per gradi – spiega Teodora Chira – il nostro problema principale non è ‘quando’ torneremo a volare ma ‘come sopravvivere’ fino a quando avremo di nuovo un lavoro. Siamo a secco da 4 mesi e non sappiamo quando ci verranno accordati gli ammortizzatori sociali. Potremmo dover attendere anche agosto o settembre e in futuro, se l’intero settore del trasporto aereo non si riprenderà dalla tremenda crisi provocata dal Covid-19, sarà ancora più difficile spendere le nostre professionalità”. Poi la voce di Tea si rompe e le parole arrivano dal telefono tra i singhiozzi: “Stiamo chiedendo venga riconosciuto un nostro diritto. Chiediamo un aiuto per sopravvivere fino a quando qualcuno possa tornare a comandarci di salire su un aereo e partire. Penso a chi ha una famiglia, dei figli. A comandanti e piloti che hanno le licenza da mantenere. In questo settore se resti a terra per sei mesi rischi di chiudere per sempre con l’aviazione".