Ai tempi del coronavirus, per restare in casa, c’è bisogno di tanta pazienza e una buona dose di streaming, radio e tv. L’emittenza radiotelevisiva in queste settimane non si è fermata, l’informazione anzi ha fatto gli straordinari per gli aggiornamenti in tempo reale sull’emergenza. I talk show sono andati comunque in prime time, con conduttori in studi vuoti, mentre l’intrattenimento ha un poco rallentato, cedendo qualche spazio al cinema sul piccolo schermo e alle serie televisive. Anche nel mondo del broadcasting, tuttavia, c’è chi ha dovuto fermarsi o scalare di marcia. Si pensi ai programmi sportivi, o addirittura alle emittenti che allo sport dedicano l’intero palinsesto.

Tra queste c’è Epiqa tv, del gruppo Snaitech. L’emittente televisiva privata, dedicata alle gare ippiche italiane e internazionali, ha annunciato di aver richiesto all'Inps la possibilità attingere al Fondo di integrazione salariale per i suoi cinquantaquattro dipendenti, dei quali ventotto impiegati a Roma. I lavoratori, dunque, andranno in cassa integrazione, a fronte della contrazione delle attività causata dal Covid, motivo per il quale le corse ippiche sono state sospese. Nulla di strano fin qui, se non fosse che, come fa notare la Slc Cgil di Roma e Lazio, Epiqa Tv è beneficiaria di un canone mensile erogato dal Ministero delle Politiche Agricole per via della funzione svolta, come ditta appaltatrice, nel circuito delle scommesse, che fruttano all’erario introiti vantaggiosi.

Centinaia di migliaia di euro al mese - informa con disappunto Carlo Podda, segretario generale della Slc regionale - che continueranno a essere erogati”, anche in regime di cassa integrazione. Una situazione che Podda giudica quanto meno incoerente: per le nove settimane previste dalla normativa sugli ammortizzatori sociali, l'azienda riceverà a copertura del costo del personale sia il Fis da parte dell'Inps, che il canone del ministero. “Un comportamento inspiegabile e al quale non ci rassegneremo - continua Podda - in cui gli unici a rimetterci saranno i lavoratori”. Per loro, infatti, si prepara una riduzione salariale, a seguito del rifiuto dell'azienda di integrare il contributo del Fis persino a conguaglio, dopo la riscossione del canone. “Come fare per farsi pagare due volte lo stesso lavoro anche se il lavoro non c'è?”. Una domanda, conclude Podda, che trova risposta nel curioso caso di Epiqa. L’interrogativo su come questo sia possibile, invece, resta ancora da sciogliere.