Giuliano Calcagni, segretario generale della Fisac, ieri (2 aprile) nonostante la pandemia in corso avete firmato un accordo molto importante con Unicredit che inverte la rotta nel settore bancario. Quali sono i punti salienti dell’intesa? 

Abbiamo ottenuto 2.600 nuove assunzioni, più altre centinaia di stabilizzazioni: arriviamo in totale a 3.500 lavoratori garantiti a fronte delle uscite volontarie, che sono scese a 5.200. Il conto è presto fatto: parliamo di un rapporto tra entrate e uscite di quasi il 70 cento. Un risultato molto importante che senza dubbio ha più valore in tempi come questi, con le banche che hanno sospeso i dividendi. Come dicevi, abbiamo invertito la rotta, è vero, e con questo accordo abbiamo segnato un punto a nostro vantaggio anche per le trattative future, in particolare nel famoso tasso di sostituzione che, ripeto, con Unicredit si aggira al 70 per cento tra nuove entrate e stabilizzazioni dei tempi determinati. Per noi, le banche non possono pensare che si vada mai al di sotto del 50 per cento. Il risultato raggiunto in questo caso servirà a futura memoria.

 

Unicredit è un grande gruppo internazionale. Sono sventati i rischi di un disimpegno dell’azienda dal nostro Paese?

Sì, e questo è sicuramente l’altro tratto distintivo dell’accordo. Siamo partiti nella trattativa con una serie di dichiarazioni preoccupanti dei vertici aziendali, dalle quali era evidente che ci fosse il rischio di “emigrazione” del corpo degli affari centrali di Unicredit dall’Italia verso l’estero. Alla fine, grazie alla nostra lotta, della Fisac e della Cgil, siamo riusciti a invertire la tendenza. Ne usciamo con l’idea rafforzata che questa banca continuerà ad avere un ruolo centrale in Italia, cosa non certa all’inizio del negoziato.

Nell’accordo si parla di investimenti per il Sud. Anche questo non era affatto scontato…

Esatto. Ci sono rafforzamenti dei poli funzionali di Napoli e l’istituzione di quello di Palermo, un discorso sul quale abbiamo puntato sin dall’inizio e anche in questo caso abbiamo centrato l’obiettivo. Mi rendo conto che nel Mezzogiorno il problema occupazione è un mare magnun, ma proprio per questo è importante avere mandato un segnale concreto di attenzione che dà nuove possibilità soprattutto ai giovani, perché a loro sono rivolte le assunzioni. Dall’altra parte voglio ricordare che siamo riusciti a tutelare anche i dipendenti attuali. La formazione e la riqualificazione professionale riguarderà ben 800 persone, sono numeri grandi, da grande azienda. E per quanto riguarda le uscite, voglio sottolineare ancora una volta che saranno tutte volontarie con esodo incentivato.

In conclusione, se allarghiamo il quadro a tutto il settore bancario, che scenario immagini per il prossimo futuro di fronte alla pandemia del coronavirus? 

Per prima cosa vorrei ricordare che i lavoratori delle banche sono in prima fila durante l’emergenza. Con il loro impegno, anche a contatto con il pubblico, stanno mandando avanti uno dei motori del Paese. Voglio quindi ringraziarli perché non si sono tirati indietro, anzi. Per il futuro è ovvio che il ruolo delle banche sarà fondamentale per rilanciare l’economia. Da oggi dobbiamo lavorare affinché le aziende produttive abbiano liquidità. 

Sappiamo che su questo fronte la Fisac ha già avanzato una proposta, puoi spiegarcela in sintesi?

L’idea è fornire liquidità alle aziende tramite una garanzia pubblica al 100 per cento, aggiuntiva rispetto a quella che il nostro sistema mette oggi a disposizione, legando però questo finanziamento alla conservazione del posto di lavoro per almeno 24 mesi. È un iter che nella nostra proposta potrebbe avere tempi molto rapidi e concludersi con l’erogazione entro dieci giorni dalla richiesta. In pratica, un vero e proprio patto tra lo Stato e il sistema creditizio per salvare l’occupazione di oggi e garantire la possibilità di sviluppo per le giovani generazioni.