"Il terremoto occupazionale e l’abbassamento dei livelli di servizio nelle strutture di accoglienza, in applicazione dei nuovi parametri stabiliti dal decreto Salvini, si sta realizzando. A essere i più colpiti sono i centri di accoglienza straordinaria, ma la ristrutturazione prevista dal decreto prospetta una crisi complessiva che va ad aumentare, a dispetto del nome, l’insicurezza sociale, blocca il percorso di accoglienza e integrazione per gli ospiti e mette a rischio la metà dei posti di lavoro, oggi occupati nel settore". Così la Fp Cgil di Roma e Lazio in un comunicato.

"Il decreto riduce la quota pro-capite (da 35 a 19-26 euro), taglia figure professionali importanti, come psicologi e insegnanti di lingua, e ne riduce altre, tagliando di fatto opportunità di prosecuzione del servizio e di ricollocazione. Lo abbiamo denunciato dall’inizio, e lo conferma oggi il rapporto Oxfam Italia. Fra le realtà più grandi, la Croce Rossa si è trovata costretta a rinunciare alla partecipazione ai nuovi bandi, e la Medihospes ha avviato il licenziamento di tutte le figure non più previste o ridotte (350 esuberi totali, di cui 150 su Roma). Le realtà più piccole sono a rischio chiusura o hanno già chiuso", continua il sindacato.

“Il confronto è aperto con prefetture ed enti locali, ma la preoccupazione è alta. In questi giorni, la Prefettura di Roma, dopo l’espletamento delle gare per l’affidamento della gestione dei Cas, sta procedendo alla stipula delle convenzioni con i vincitori. Per i Cas, si prevede l’esclusione del presidio h24 nei centri d'accoglienza fino a 50 ospiti, eliminando i turni notturni e parte della fascia oraria pomeridiana, mentre per i centri con capacità d'accoglienza da 51 a 300 ospiti, sarebbe prevista la presenza di 1-2 lavoratori nel turno di notte. A rischio, ovviamente, l’incolumità degli operatori e la sicurezza degli ospiti, per i quali l’accompagnamento costante è fondamentale", denuncia la Fp Cgil di Roma e Lazio.

"Se nella convenzione si confermassero i tagli, dovremmo far fronte a un’emergenza difficile da risolvere. Che riverserà nelle strade persone che fino ad oggi sono state regolarmente accompagnate in percorsi di inclusione efficaci, e provocherà una crisi occupazionale tra le più grandi degli ultimi anni. Le nuove norme hanno portato a un quadro drammatico, nel paese e nella regione. I lavoratori sono in stato di agitazione: siamo pronti a ogni forma di mobilitazione e a iniziative pubbliche per informare la cittadinanza di cosa vuol dire davvero, al di là della propaganda, smantellare il sistema accoglienza senza un piano alternativo, riducendo sicurezza, lavoro, diritti”, conclude la nota sindacale.