Trent’anni fa i consumatori boicottavano arance e pompelmi Jaffa, i prodotti e le aziende che avevano a che fare con Israele. Un modo per fare pressione sul governo, spingerlo a risolvere il conflitto con i palestinesi e a rispondere delle violazioni del diritto internazionale. Oggi si torna alla stessa forma di protesta politica, ma a metterla in atto questa volta è la catena di supermercati Coop Alleanza 3.0.

Il colosso della grande distribuzione ha deciso di togliere dagli scaffali alcune referenze di arachidi e di salsa Tahina, prodotte in Israele, e gli articoli a marchio Sodastream e di inserire un prodotto molto particolare, la Gaza Cola: una bevanda espressione di un progetto al 100 per cento di proprietà palestinese, che con il ricavato delle vendite delle lattine contribuirà alla ricostruzione di un ospedale nella Striscia.

“La posizione di Coop Alleanza 3.0 su ciò che sta avvenendo in Medio Oriente è nota da tempo – si legge in una nota dell’azienda tra le più grandi cooperative di consumatori in Europa -: non può rimanere indifferente davanti alle violenze in corso nella Striscia di Gaza e la cooperativa è da sempre e senza esitazione al fianco di tutte le forze, enti, istituzioni e associazioni, unite nel chiedere l’immediata cessazione delle operazioni militari. È altrettanto ferma la condanna verso il blocco degli aiuti umanitari destinati alle popolazioni civili della Striscia proclamato dal governo israeliano. Le escalation di queste ultime settimane hanno spinto Coop Alleanza 3.0 a dare un segnale di coerenza rispetto a questa posizione”.

La decisione è maturata dopo un rapporto presentato al consiglio di amministrazione dalla commissione etica, spiega il gruppo che conta più di 350 punti vendita in otto regioni, a seguito del quale alcuni soci attivisti sono anche intervenuti all’assemblea generale della cooperativa.

Un’iniziativa simile era stata già adottata dai supermercati Unicoop Firenze: dopo un'assemblea dei soci e una petizione su change.org che ha superato le 15 mila firme, è stato deciso di non vendere più prodotti israeliani.