“Quella di sabato 22 giugno, a Reggio Calabria, sarà una manifestazione per unire l’Italia partendo dal Sud, all’insegna del lavoro, e vuole essere nel contempo la risposta che Cgil, Cisl e Uil intendono dare alle politiche del governo, disattento all’unità del Paese, perché con il processo di autonomia differenziata si minano le fondamenta della nostra nazione”. Così Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria, ai microfoni di Italia Parla, rubrica di RadioArticolo1.

“Gli ultimi dati Istat sulla povertà confermano che la Calabria e tutto il Mezzogiorno sono ulteriormente in difficoltà, e che quello dell’anno scorso, certificato dalla Banca d’Italia, non era che un debole segnale di ripresa, né strutturale né congiunturale. I redditi dei consumi delle famiglie del Sud sono gli ultimi in Europa, e non c’è un piano o una prospettiva o una visione sul futuro, tanto che la fuga dei giovani dal meridione prosegue inalterata. La Calabria, in particolare, si conferma la regione più povera del Paese, con un Pil pro capite di 12.700 euro, contro la media italiana di 18.500, con le diseguaglianze in aumento e un tasso di disoccupazione altissimo, soprattutto sul versante femminile, che è pari al triplo delle altre regioni del Paese”, ha ricordato il dirigente sindacale.

“La questione del lavoro povero, che al Sud è raddoppiato, è una piaga nazionale - ha continuato l’esponente Cgil -. Non meno grave il fenomeno del salario grigio e nero, accompagnato dallo sfruttamento del caporalato, che si ripercuote pesantemente sul piano della sicurezza, con un incremento esponenziale d’infortuni e morti sul lavoro. In tutto il Sud c’è la piaga della criminalità organizzata, ma sulla mancata crescita vi sono responsabilità anche da parte delle associazioni imprenditoriali, perché il sistema delle imprese, soprattutto in Calabria, oltre ad essere debole, è privo di know how e di capacità d’innovazione, e quindi le filiere dell’export, soprattutto in ambito agricolo, non si sono innovate, uscendo dal mercato”.

Inoltre, per Sposato "esiste un gap da recuperare per quanto riguarda le infrastrutture e i trasporti, rimasti fermi alla prima Repubblica. Perciò chiediamo un grande piano d’investimenti per poter sbloccare i cantieri e cercare di agganciare l’Italia con l’Alta velocità, sviluppando anche la logistica, in particolare nel porto di Gioia Tauro, dove nel 2018 il traffico dei container, anziché aumentare, è diminuito di ben il 4,9% e gli stessi scambi commerciali con Africa e Asia non decollano, anzi, arretrano. Vorremo capire quali sono i piani industriali delle aziende che gravitano sul porto e che ci fosse un tavolo specifico su Gioia Tauro, per avere una visione strategica su quello che è considerato il più grande bacino del Mediterraneo. Finora, dai ministri Di Maio a Toninelli, non c’è stata chiarezza”.

“Per far ripartire la Calabria bisogna sbloccare le risorse e poi chiamare le partecipate pubbliche, quindi Fincantieri, Finmeccanica, Invitalia, Eni, che non possono fermarsi a investire solo in una parte del Paese. C’è bisogno di un piano d’investimenti pubblici serio anche per il manifatturiero, perché nella regione non si vive solo di agricoltura e turismo. E anche su quest’ ultimo settore bisogna superare una contraddizione, mettendo in campo politiche regionali e nazionali, affinché il turismo calabrese non sia solo un ‘mordi e fuggi' che dura dieci giorni in agosto, ma partendo dalla valorizzazione ambientale dei beni culturali e archeologici, possa estendere la fruibilità in un arco di tempo più lungo e articolato”, ha osservato ancora il leader sindacale.

“Altra precondizione indispensabile, quella sulla legalità, avendo a che fare tutto il territorio con le famiglie di ‘Ndrangheta, che anche in ambito turistico ricorrono a varie forme di sfruttamento, lavoro nero e caporalato, così come avviene in agricoltura e in edilizia, dove è in aumento il lavoro povero e i precari sono arrivati a oltre 30.000, tra lavoratori socialmente utili ed ex ammortizzatori in deroga, ai quali occorre dare una visione e una prospettiva di lavoro. Non ce la si può cavare con il reddito di cittadinanza, come ha fatto il governo, ma occorre un grande piano Marshall per il lavoro, per il sud, per la Calabria, che andrebbe rivoltata ‘come un calzino’, tanto ha bisogno di grandi riforme, istituzionali e sul piano sociosanitario, essendo il tema della salute quello più grave e più urgente da risolvere”, ha concluso Sposato.