Un'altra tegola sulla libertà di scelta delle donne. Questa volta succede in Piemonte, dove le organizzazioni anti-abortiste potranno proporre la loro propaganda ideologica all'interno degli ospedali e dei consultori. A stabilirlo un bando emanato dalla Regione. Una decisione contro la quale oggi torna a protestare la società civile. Con due manifestazioni a Torino. La prima alle 11:00 in piazza Castello, la seconda alle 15:00 in piazza Carignano. A organizzarle la rete Più di 194 voci, rete per l'autodeterminazione alla quale aderiscono, tra i tantissimi soggetti, anche la Cgil torinese e il coordinamento donne dello Spi Cgil provinciale, e la rete Non una di meno Torino. Una protesta per dire che i consultori dovrebbero essere luoghi "deputati alla promozione della libertà di scelta e di autodeterminazione, alla tutela della salute delle donne così come alle persone transessuali che necessitino di cure o assistenza".

Tutte le donne che hanno a cuore il diritto all'aborto sono invitate a prender parte ai presidi, perché "aprire i consultori a queste organizzazioni integraliste significa mortificare, mettere in difficoltà, ostacolare una volta in più ogni donna che vuole interrompere la gravidanza".

"Sebbene - si legge nella nota che lancia la manifestazione - formalmente la legge 194 consenta il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza, nei fatti, la procedura è ancora oggi una lotta contro il tempo, la burocrazia e la carenza di personale medico; ed è proprio su questo piano che tentano di insinuarsi le realtà antiabortiste e religiose di estrema destra. A livello internazionale possiamo vedere come in Polonia e Ungheria questi movimenti stiano impedendo il diritto all’aborto anche in caso di gravi malformazioni del feto. In questi ultimi anni i provvedimenti su base regionale che tentano di ostacolare ulteriormente il diritto di scelta sui nostri corpi si stanno moltiplicando".

La situazione del Piemonte è grave, ma purtroppo non è isolata. Lungo lo Stivale in tanti altri territori l'esercizio del diritto all'aborto è sempre più complicato. Le situazioni altrettanto gravi che si riscontrano in Veneto, Marche, Umbria, Abruzzo e Friuli smascherano la volontà di "realizzare un disegno politico repressivo più ampio: si rendono le procedure più complesse per l'accesso all'aborto, si tenta di ampliare l'obiezione di coscienza, si tenta di istituire vincoli di ospedalizzazione per la somministrazione della RU486, si tenta - e in alcune regioni si riesce - a divulgare attraverso gli stessi enti pubblici la propaganda antiabortista".

"I consultori, costantemente dimenticati dalle istituzioni e con sempre meno finanziamenti e personale, hanno un ruolo importantissimo nei nostri territori e devono essere rilanciati come luoghi accoglienti, aperti anche a nuovi bisogni, accessibili, garanti delle libertà delle donne e delle soggettività LGBTQIA+.

"Per questo - ribadisce il volantino delle associazioni - vogliamo molto più di 194.  E’ da anni (da quando è stata promulgata) che le donne scendono in piazza a difesa di questa legge e dei consultori sempre più sotto attacco, ma al tempo stesso per pretendere nuovi diritti ancora troppo spesso ignorati: l'accesso gratuito alla contraccezione e alle cure ginecologiche di ogni genere; l'accesso davvero sicuro, gratuito e garantito all’ interruzione di gravidanza, una educazione sessuale nelle scuole per una sessualità consapevole, consultori accessibili, accoglienti e finanziati, consultori per le donne della terza età".