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Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al disegno di legge delega sull’edilizia. Il Governo si appresta dunque a varare una riforma del Testo unico dell’edilizia che promette “razionalizzazione, semplificazione e riordino” delle norme, ma che nei fatti apre la strada a una regolarizzazione molto più semplice degli abusi edilizi storici e a un uso più esteso del silenzio-assenso. Una scelta che, come emerge dal testo varato dal Consiglio dei ministri, rischia di tradursi in un allentamento dei controlli e in un arretramento delle tutele su paesaggio, sicurezza e legalità.
Condoni su condoni
La delega, composta da cinque articoli, dichiara l’intenzione di superare l’attuale frammentazione normativa e di ricondurre in un unico quadro le disposizioni su edilizia e costruzioni, “promuovendo la completezza, l’esaustività e l’immediata applicabilità” delle regole. Ma la parte più significativa riguarda la possibilità di sanare più facilmente le difformità edilizie: la riforma punta infatti a “definire a livello nazionale una comune classificazione” degli abusi e a individuare quelli che, “in ragione della relativa natura ed entità” o dell’epoca di realizzazione, potranno essere regolarizzati.
Prima del 1967
In particolare, la delega interviene sugli abusi anteriori al 1967, introducendo “procedure semplificate” e fissando “termini perentori per la presentazione delle relative istanze”, un passaggio che rischia di trasformare una deroga eccezionale in un percorso agevolato di sanatoria. L’ulteriore razionalizzazione dei regimi sanzionatori prevede inoltre che le multe e i provvedimenti amministrativi siano calibrati sul valore delle opere e sulla gravità della difformità, con la possibilità – nei casi in cui la sanatoria non sia ammessa – di affidare al proprietario il compito di riportare l’immobile allo stato originario.
Silenzio-assenso
Un altro pilastro della riforma è l’estensione del silenzio-assenso, presentato come soluzione per “contrastare l’immobilismo burocratico” e garantire certezza dei tempi. Il rischio è che l’inerzia delle amministrazioni si traduca in autorizzazioni tacite, riducendo la capacità degli enti locali di effettuare verifiche effettive e impedendo un controllo adeguato sulle opere in aree sensibili o vincolate.
La bozza introduce anche la possibilità per i proprietari di presentare “un’unica istanza” per ottenere più autorizzazioni o per sanare interventi complessi, mentre la digitalizzazione dei procedimenti edilizi viene descritta come un obiettivo centrale. Il Governo punta a creare un’anagrafe digitale e un fascicolo unico delle costruzioni, strumenti che avrebbero il merito di rendere più trasparente la storia amministrativa degli immobili. Ma la modernizzazione tecnologica si accompagna, ancora una volta, a un complessivo alleggerimento dei controlli.
Agevolazioni pubbliche
La riforma tocca infine il capitolo delle agevolazioni pubbliche: il Governo intende riordinare la normativa per escludere contributi, incentivi o provvidenze statali nei casi in cui le opere presentino difformità edilizie. Una misura che sembra andare in controtendenza rispetto al resto del provvedimento, perché mentre da un lato rende più semplice ottenere una sanatoria, dall’altro impone una stretta sulle risorse pubbliche destinate a interventi regolari.























