Si è chiusa l’inchiesta sulla strage di Brandizzo nella quale morirono 5 operai che stavano lavorando sui binari nei pressi di Torino: cade l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale per i 24 indagati. 

L’accusa per le 21 persone e le tre società, Rfi, Sigifer e Clf è di omicidio colposo per la morte di : Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo travolti da un treno nella notte tra il 30 e il 31 agosto del 2023.

“Abbiamo preso atto della contestazione di omicidio colposo e disastro ferroviario, contestata ai lavoratori e alle aziende – ci dice Giuseppe Santomauro, segretario generale della Filt Piemonte -. Aspettiamo di poter esaminare gli atti di indagine, più di 20000 pagine, anche se oltre alle responsabilità dei lavoratori sembrano esserci gravi profili di responsabilità delle aziende: 2 lavoratori da una parte e 22 tra dirigenti e aziende dall’altra ci danno la misura di quanto il sistema di appalti e subappalti fosse malato”. 

Santomauro ci ricorda inoltre che la Filt Piemonte e la Fillea Piemonte si costituiranno parte civile nel processo, quindi prosegue: "È chiaro che questa chiusura delle indagini arriva con un lungo tempo di gestazione perché a essere entrati nell'inchiesta non sono soltanto i diretti responsabili, ma anche le imprese e quel modello che Rfi ha replicato per anni nella manutenzione delle infrastrutture. Per questo l’'indagine è estremamente complessa al di là dell'incidente in sé”.

Santomauro ricorda che “dopo la strage di Brandizzo, nell'anno successivo, per quattro volte si è sfiorata una nuova tragedia. Quindi è evidente che in Piemonte ci sono ancora delle soluzioni da da trovare e da mettere in campo per poter evitare anche solo il rischio di incidente”.

Il segretario generale della Filt Piemonte esprime infine la vicinanza del sindacato “ai parenti delle vittime che si aspettano da questa sentenza il giusto riconoscimento per i loro cari che non non ci sono più”.

Airaudo, Cgil Piemonte: “La strage di quei lavoratori non va rimossa”

“La procura di Ivrea, pur nelle sue dimensioni e nelle difficoltà operative dovute ai cronici problemi di organico, ha fatto un lavoro che va apprezzato. Indagare le tre società coinvolte con i loro dirigenti principali – ha detto Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte – vuol dire ipotizzare che i processi decisionali dentro la catena dei subappalti non si diluiscono e hanno responsabilità su come si organizza il lavoro e su quali sono le conseguenze sulle condizioni di lavoro e di sicurezza di chi opera dentro i subappalti. La
strage di quei lavoratori non va rimossa
, i familiari non vanno lasciati soli e tutte le responsabilità vanno accertate perché stragi e morti sul lavoro non si ripetano”.

“La caduta dell’accusa di omicidio volontario non fa venir meno la necessità di
non escludere questa ipotesi di reato dalle stragi e le morti sul lavoro: questo valeva per la Thyssen un tempo, e vale oggi per Brandizzo. Ribadiamo, a tal proposito, la necessità di introdurre la fattispecie giuridica che definisca il reato di omicidio sul lavoro, oltre che riprendere la proposta di una procura nazionale che affronti le indagini e i reati legati agli incidenti e alle morti sul lavoro, guardando – ha concluso – al lavoro della procura nazionale antimafia
presentato dall’ex procuratore Guariniello”.