Si è svolto ieri pomeriggio a piazza Montecitorio un nuovo presidio dei sindacati degli inquilini a sostegno delle oltre 80.000 famiglie sottoposte a sfratto e per le quali non è ormai prevista nessuna forma di proroga dell’esecuzione. Nonostante la gravissima carenza di case popolari e un mercato dell’affitto privato in cui i canoni di locazione sono ormai da molto tempo incompatibili con i redditi di una parte consistente dell’inquilinato, nessun provvedimento per garantire il passaggio da casa a casa delle famiglie indigenti è all’ordine del giorno del Governo e del Parlamento.

"In un contesto generale caratterizzato dal progressivo impoverimento dei ceti popolari, dal degrado delle periferie dei maggiori centri urbani e da una pandemia non ancora definitivamente risolta, l’esecuzione indiscriminata di questa grande mole di sfratti sarebbe un dramma per migliaia di cittadini ed un colpo durissimo per la coesione sociale. E non si tratta di una narrazione di parte: anche l’Istat ha appena comunicato che vi sono circa 866.000 famiglie povere in affitto che corrispondono ad oltre il 43% di tutte le famiglie povere a fronte di una quota di famiglie in affitto rispetto al totale dei residenti che è soltanto del 18%", affermano Sunia, Sicet, Uniat e Unione inquilini.

"Per questo, rinnoviamo l’invito a tutte le forze politiche e istituzionali ad intervenire immediatamente per l’emanazione di un provvedimento di urgenza adeguatamente finalizzato a consentire il passaggio da casa a casa delle famiglie indigenti ed incentrato sulla costituzione presso le Prefetture di un tavolo di coordinamento di tutti i soggetti che a livello locale si ritroveranno prossimamente coinvolti nella gestione dell’emergenza casa (uffici giudiziari preposti alle esecuzioni, Comuni, enti gestori delle case popolari, organizzazioni sindacali dei proprietari e degli inquilini, enti del terzo settore). Come sottolineato recentemente dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 128 del 2021) si tratta del resto dell’unica via praticabile per una gestione organizzata e puntuale dell’emergenza casa", continuano i sindacati.

"La Consulta ha infatti chiarito che “il legislatore ordinario – in presenza di altri diritti meritevoli di tutela, come quello fondamentale dell’abitazione – può procrastinare la soddisfazione del diritto del creditore alla tutela giurisdizionale anche in sede esecutiva. Deve però sussistere un ragionevole bilanciamento tra i valori costituzionali in conflitto” da realizzarsi sia con riferimento “alla possibile selezione degli atti della procedura esecutiva da sospendere, sia soprattutto quanto alla perimetrazione dei beneficiari” della sospensione dell’esecuzione giudiziaria. Quindi, è necessario prima di tutto un faticoso lavoro di tracciamento e presa in carico del disagio sociale che si annida sotto l’enorme mole degli sfratti che si sono accumulati nel tempo. Questo, nella speranza che poi, una volta usciti da questa delicatissima fase, verranno finalmente riavviate politiche abitative di tipo strutturale per ampliare l’offerta di case popolari e regolamentare il mercato privato delle locazioni ad uso abitativo primario tenendo conto dell’effettiva disponibilità economica delle famiglie", concludono i sindacati inquilini.