Il bene più prezioso che abbiamo è sicuramente la tutela della salute. Un bene comune perché non riguarda solo noi e i nostri cari ma ogni essere umano. Nella nostra Costituzione questo è infatti ben descritto nel primo comma dell’articolo 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Tutti i momenti in difesa della sanità pubblica, come la manifestazione indetta per il 24 giugno a Roma, diventano tappe fondamentali per costruire una vertenza larga contro il suo smantellamento progressivo come evidenziano l’aumento progressivo di una parte della popolazione che rinuncia alle cure per le lunghe liste d’attesa e l’impossibilità economica di accedere al privato, l’aumento costante della spesa sanitaria sostenuta direttamente dalle famiglie (siamo attorno ai 36 miliardi annui), la carenza e la fuga degli operatori sanitari, l’attenzione più alla cura che alla prevenzione, l’incapacità di agire contro il profondo malessere che sta colpendo milioni di ragazze e ragazzi, l’insostenibilità dell’accesso alle Rsa, le carenze della medicina di territorio, eccetera.

La vertenza non è solo denuncia ma anche proposta, e chi si impegna a tutela del servizio sanitario nazionale da tempo ne mette in campo: dall’istituzione in ogni regione di un unico centro di prenotazione in cui devono confluire tutte le agende, anche del privato, ai tempi simili di erogazione nelle strutture accreditate di chi afferisce tramite il servizio sanitario e a chi invece afferisce privatamente; dalla stabilizzazione del personale precario a una loro giusta retribuzione; dall’incremento della medicina di territorio ai limiti di legge per le rette di accesso alle Rsa; dalla costruzione di un servizio che non si limiti ad accogliere ma vada dalle persone e in particolare verso i tre milioni di Neet; dal rivedere l’agenda economica del nostro Paese che prevede una riduzione costante del Pil destinato alla sanità che tra pochi anni scenderà sotto la soglia minima individuata dall’Oms.

Momenti come la manifestazione del 24 sono dunque fondamentali per riunire sia realtà che si occupano specificamente di salute sia quelle che operano in settori diversi, come l’Arci, ma che hanno appunto come obiettivo la tutela e delle persone nella loro salute e nei luoghi di lavoro. Solo con questo massiccio coinvolgimento è pensabile aprire oggi un conflitto sociale, che metta in discussione le attuali politiche sanitarie subalterne al dominio del mercato e non al benessere delle persone.

Massimo Cortesi è presidente di Arci Lombardia e componente della presidenza nazionale con delega alla Salute