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Oggi, 9 maggio, è stato il giorno di Peppino Impastato. Alle 16 a Cinisi (Palermo) è partito il corteo per ricordare l’anniversario dell’omicidio dell’attivista assassinato dalla mafia il 9 maggio del 1978. Sindacati, cittadini, esponenti politici, militanti sono partiti da Radio Aut a Terrasini in corso Vittorio Emanuele III, 108, e hanno raggiunto Casa Memoria in corso Umberto I, 220 a Cinisi.
Questa mattina alle 9.30 c’è stato il presidio al casolare dove è stato ucciso l’esponente di Democrazia Proletaria che per anni, attraverso l’emittente Radio Aut, ha denunciato il potere mafioso nel territorio. In mattinata diverse scolaresche si sono recate in Casa Felicia. Alle 19 si è tenuta un’esibizione dell’associazione Asd Arte Benessere e Cultura con le Ladies Show di Claudia Sortino, e alle 19.15 il concerto sul corso Umberto I a Cinisi, organizzato dalla Pro Loco Cinisi 2.Zero.
“47 anni fa la mafia, assassinando Peppino Impastato, pensò di poter uccidere anche il suo pensiero e le sue idee. Non potevano immaginare, così facendo, di renderle invece immortali”. Queste le parole di Luigi Giove, segretario organizzativo della Cgil, nel corso del corteo che si è tenuto oggi a Cinisi. “L’idea del rendere pienamente libere le persone – ha aggiunto Giove – è oggi più che mai attuale. Libere dal ricatto e dalla sopraffazione, libere di poter esprimere la propria personalità e il proprio pensiero, libere di poter dissentire e protestare, libere dalla povertà e dalle necessità primarie, libere nella vita, nel lavoro e nella società. Questo pensiero oggi cammina con le nostre gambe, parla con le nostre bocche, vive nelle nostre lotte”.
Anche Palermo ha ricordato il militante antimafia. “A 47 anni dall’uccisione per mano mafiosa, la figura del giornalista e attivista Peppino Impastato resta un esempio moderno di ribellione e lotta al condizionamento di Cosa nostra”. così il sindaco di Palermo Roberto Lagalla: “Con coraggio e spirito di ribellione, Peppino Impastato ha generato e portato avanti una vera e propria rivoluzione culturale, sfidando apertamente i boss, proseguita negli anni dopo la sua morte dai familiari che non si sono mai stancati di cercare la verità su quel vigliacco agguato. La memoria di Peppino Impastato non deve essere dispersa e Palermo vuole continuare a ricordarlo. Per questa ragione, ho firmato una determina sindacale (...) per richiedere alla Prefettura l’installazione di una targa a Villa Sperlinga che celebra Peppino Impastato e la madre Felicia, quali testimoni della battaglia antimafia e dell’impegno sociale”, ha concluso Lagalla.
“La mafia uccide, il silenzio pure. Oggi ricordiamo Peppino Impastato, ucciso il 9 maggio 1978 per aver avuto il coraggio di denunciare la mafia a viso aperto, con la forza della parola e dell’ironia. La sua voce, da Radio Aut, rompeva il silenzio e accendeva la speranza. A distanza di anni, il suo esempio continua a ispirarci: non si è davvero liberi finché si ha paura di parlare”. Così la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo su Instagram.
“Il 9 maggio 1978 – afferma invece Sandro Ruotolo, responsabile Memoria della segreteria Pd – l’Italia fu colpita da due ferite profonde. In quel giorno, a poche ore di distanza, furono assassinati Aldo Moro e Peppino Impastato. Il primo, statista e presidente della Democrazia Cristiana, fu ucciso dalle Brigate Rosse. Il secondo, attivista e giornalista, fu eliminato dalla mafia. Due storie diverse, due contesti diversi, due moventi diversi. Per troppo tempo questi due nomi sono stati ricordati separatamente, come se appartenessero a storie diverse, a mondi inconciliabili. E invece no. Moro e Impastato sono vittime della stessa stagione di violenza e terrore che ha cercato di spezzare la democrazia italiana: da un lato il terrorismo politico, dall’altro la criminalità mafiosa”. Conclude Ruotolo: “Oggi più che mai, è tempo di unire queste memorie. È tempo che il 9 maggio diventi la giornata di Aldo Moro e di Peppino Impastato insieme. Non per cancellare le differenze, ma per riconoscere la comune radice del loro sacrificio: la difesa della libertà, della giustizia, della dignità della Repubblica. Ricordarli insieme è un atto di verità. È un impegno per il futuro”, conclude.