“Dovrebbe esserci, sì”. Le ultime parole famose pronunciate dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti il 17 aprile scorso rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se nel consiglio dei ministri previsto per ieri, 18 aprile, ci sarebbe stato l’atteso decreto correttivo sugli acconti Irpef promesso nelle scorse settimane dal governo.

Una toppa dovuta dopo che lo stesso governo aveva dato vita al pasticcio denunciato dalla Cgil e dal consorzio nazionale dei Caaf Cgil. In realtà anche stavolta il decreto non è arrivato. Se ne riparla martedì prossimo, digerito l’uovo di Pasqua, o addirittura il Primo maggio. A questo punto inutile fare previsioni.

“Questa è una delle campagne fiscali più complesse degli ultimi anni – ha detto ai microfoni di Collettiva la presidentessa del consorzio dei Caaf Cgil, Monica Iviglia, commentando la fumata nera –. Il governo aveva fatto il pasticcio degli acconti Irpef, dimenticandosi di tradurre le aliquote nella nuova riforma fiscale”.

Praticamente “ci siamo ritrovati quattro aliquote Irpef anziché tre negli acconti. Come Caaf Cgil abbiamo immediatamente denunciato la situazione e messo in atto tutte le misure organizzative per poter comunque procedere alla compilazione delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti senza penalizzarli”.

Quindi venendo ai Caaf della Cgil trovate tutto il personale qualificato e preparato, nonostante l’errore del governo e la mancanza del decreto che corregga l’errore. “Certo che, tra gli acconti Irpef da rifare e l’Isee con la franchigia dei titoli di stato da ricalcolare, questo mese di aprile 2025 – conclude Iviglia – rischia di essere il più negativo di sempre”.

In una nota, Christian Ferrari, segretario confederale Cgil, e Monica Iviglia, presidentessa Consorzio nazionale Caaf Cgil chiedono di “rimediare alla clamorosa ingiustizia che stanno subendo i redditi tra 8.500 e 9.000 euro annui i quali - a causa del meccanismo scelto per fiscalizzare il cuneo contributivo - stanno perdendo, a partire da gennaio, circa 100 euro al mese. Si tratta di lavoratrici e lavoratori che faticano, a dir poco, a far quadrare i bilanci familiari e che non possono essere penalizzati così pesantemente”.

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