Maddalena Bianchi, la studentessa del liceo scientifico Galilei di Belluno che si è rifiutata di  sostenere la prova orale dell’esame di Stato (così come hanno fatto a Padova Gianmaria Favaretto e un altro studente di Treviso), spiega così le motivazioni della sua decisione: "Ho scelto di fare un discorso al posto del normale esame di maturità perché sentivo il bisogno di sfogarmi e di far conoscere alla commissione la persona che sono realmente. Nei 5 anni delle superiori, infatti, ho trovato raramente professori che cercassero di capire veramente noi studenti; non dico che gli insegnanti debbano diventare psicologi ma secondo me un minimo di umanità ci dovrebbe essere nel rapporto con gli alunni. Inoltre, purtroppo, ho sempre trovato l’ambiente scolastico decisamente troppo competitivo e perciò disumanizzante”.

In una scuola che dovrebbe insegnare il pensiero critico, la risposta che il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, riesce a dare a ogni forma di dissenso è sempre la stessa: disciplinare. Succede con le occupazioni e succede anche con quest’ultima protesta. Anziché ascoltare i motivi del disagio, il ministro ha sentenziato: cambierò la normativa affinché in futuro si venga bocciati.

Dura la risposta della Rete degli studenti medi, che sostiene gli studenti nella critica all'esame. "Valditara, come al solito, teme il confronto e qualsiasi possibilità di critica e agisce nell'unico modo che conosce: reprimendo -dichiara Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi -. Il ministro poteva scegliere di ascoltare e capire le problematiche di una scuola che fa sempre più della competizione un modello. Invece ha scelto di eliminare la possibilità che episodi di questo tipo riaccadano, prevedendo la bocciatura per gli anni a venire anche per chi ha tutti gli elementi e i crediti per passare l'anno. Una scelta unicamente repressiva".

La risposta del ministro Valditara mi ha fatto riflettere - riprende Bianchi -. Se degli studenti hanno deciso di non sostenere l’ultima parte dell’esame (cosa che non era in alcun modo vietata, almeno fino ad ora) per esporre la loro visione del sistema scolastico perché non ascoltarli cercando di risolvere i problemi da loro dichiarati”?

Per la studentessa “evidentemente il governo ha paura del dissenso e attua una forte repressione che farà diventare la scuola ancora più terribile di ciò che già è. Di sicuro non era questo il risultato a cui tendevo quando ho fatto ciò che ho fatto, però almeno è la prova evidente di quanto il sistema sia arretrato. Se i giovani sono il futuro allora ascoltiamoli nel presente".

Dura anche la presa di posizione della Rete degli studenti medi del Veneto. “Mentre le scuole cadono a pezzi, il caro libri aumenta senza controllo mettendo in ginocchio famiglie e studenti, la dispersione scolastica cresce e il tasso di analfabetismo funzionale aumenta esponenzialmente, da Trastevere continuano a provenire riforme e dichiarazioni puntate a fomentare il consenso della classe reazionaria e depoliticizzare la scuola al fine di intaccare lo sviluppo di capacità di ragionamento autonomo degli studenti”, osserva la coordinatrice regionale Viola Carollo. Che conclude: “Gli studenti però hanno bisogno bisogno di tutto un altro genere di scuola, e il ministro non può continuare a ignorarci”.