"Mineo chiusa ci costa Cara". Con questo slogan, venerdì 29 marzo, la Cgil con la Filcams e l'Fp sarà a Caltagirone, in provincia di Catania, per confrontarsi con i lavoratori coinvolti nella chiusura del Cara di Mineo, il centro di accoglienza per richiedenti asilo prossimo alla chiusura, in conseguenza dell’attuazione del decreto sicurezza.

Chiudere la struttura significa infatti mandare in mezzo a una strada 900 lavoratori, tra cuochi, insegnanti, addetti alle pulizie, assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, operatori e tanti altri lavoratori. “Una misura inammissibile - per i sindacati - che grava sulla pelle dei lavoratori, sulla qualità e quantità dei servizi sul territorio e che determina, al contrario di quanto si propone, un ennesimo fattore di insicurezza”. Insomma, una strada senza uscita nono solo peri migranti.

All'iniziativa, prevista alle 15 presso il convitto Inps di Caltagirone, prenderanno parte le segretarie generali della Filcams e della Fp Maria Grazia Gabrielli e Serena Sorrentino, mentre le conclusioni saranno affidate a Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.

Il Cara di Mineo, aperto il 18 marzo 2011 dall’ex governo Berlusconi all’interno del Residence degli aranci (un comprensorio di 400 villette originariamente destinate ai marines della vicina base militare americana di Sigonella), è considerato il più grande centro di accoglienza per richiedenti asilo in Europa (in anni passati ha alloggiato fino a 4 mila migranti). Ha subito a partire da febbraio diversi allontanamenti “di massa” e dà lavoro a un territorio fortemente depresso. L’obiettivo del governo, ribadito di continuo dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, è di chiudere tutti i Cara entro la fine dell’anno.

“Una decisione che lascerà per strada sia i migranti sia i tantissimi lavoratori che per anni si sono impegnati a garantire i servizi”, ha spiegato recentemente Francesco D'Amico, segretario della Filcams di Caltagirone. Da qui la richiesta al governo “di coinvolgere le parti sociali affinché venga gestita nel migliore dei modi la fine del sistema di accoglienza nel comprensorio Calatino”. Da mesi il sindacato manifesta le proprie preoccupazioni per il progressivo ridimensionamento del Centro. “Le riduzioni orarie e i tagli dei servizi hanno portato a una prima perdita di 170 posti di lavoro al 1° ottobre dell’anno scorso, data del cambio appalto dei servizi. Da quel momento si sono registrati ulteriori licenziamenti a causa della riduzione degli ospiti all'interno del Centro.

La questione riguarda anche i centri di seconda accoglienza che non godono di buona salute. Nei giorni scorsi la Prefettura di Siracusa ha inviato una nota indirizzata agli Sprar con la quale, a seguito della legge 132 del 1° dicembre 2018, vengono riportate le disposizioni in merito al nuovo elenco delle categorie degli ospiti, nonché la comunicazione della cessione di alcuni servizi erogati dal centro.