"Arrendersi al presente è il modo peggiore per costruire il futuro". Sono le parole di Tom Benetollo con le quali l’Arci sarà in piazza a Napoli il 25 maggio per La Via Maestra. Parole che continuano ad ispirarci e guidarci anche a vent'anni dalla scomparsa dello storico presidente dell'Arci, in un momento in cui i diritti e la democrazia sono sotto attacco. Non arrendersi significa prima di tutto non restare a guardare ed è ciò che faremo anche a Napoli.

La Via Maestra arriva alla sua seconda manifestazione nazionale e già questo può essere considerato un risultato: una grande manifestazione nel bel mezzo della campagna elettorale per le europee diventa per questo un fatto politico vero e proprio, un momento a cui prestare attenzione e che pone una serie di questioni per il Paese facendo emergere con forza una visione alternativa.

La destra estrema, italiana ed europea, cerca di conquistare spazi maggiori con politiche scellerate che spingono sempre più verso il riarmo e la militarizzazione con conseguenti tagli a welfare e diritti che stiamo già pagando.

Non solo, in questo contesto i corpi intermedi sono sempre più relegati ai margini facendo venire meno quello spazio civico fondamentale in ogni democrazia. Per questo associazioni, sindacati, reti sociali vogliono assumere più responsabilità del solito pesando sulla scena della politica.

Il contesto bellico e l’economia di guerra paventata dai rappresentanti delle istituzioni europee ci parlano di una Europa in piena crisi, incapace di costruire una prospettiva comune e soprattutto una prospettiva di pace e benessere. La guerra in Ucraina e l’orrore di Gaza sono solo le punte dell’iceberg di questa infinita debolezza tanto da non aver mai permesso un reale e forte ruolo diplomatico mostrando scarsa autorevolezza.

Le cose non vanno meglio a casa nostra, con un governo che mina le fondamenta stesse della nostra democrazia e mette sotto attacco il dissenso, la libertà di espressione, l’informazione, la magistratura, i diritti sociali e civili, le ragazze e i ragazzi, le donne, i migranti. Un quadro a cui si aggiungono il progetto del premierato e quello dell’autonomia differenziata, che darebbero un colpo mortale all’unità del Paese, alla coesione sociale e all’universalità dei diritti, alcuni già sotto assedio da anni, come salute e istruzione pubblica.

Per questo saremo in piazza a Napoli, perché il Mezzogiorno rischia di pagare il prezzo più alto di queste politiche ingiuste mentre è tempo di porre il Sud al centro di un nuovo progetto di società, inclusiva ed equa.

Saremo in piazza per dire no a un’Italia e un’Europa che separano centri e periferie, nord e sud, per alzare la voce contro queste politiche che dividono e impoveriscono, e per ribadire l'importanza dell'unità, della pace, della giustizia climatica e sociale, dei diritti universali e di una vita dignitosa per tutte le persone.

Saremo in piazza per contrastare una deriva culturale che sta modificando ruoli e funzioni del terzo settore, sempre più relegato a sostituire lo Stato nei servizi che non riesce o non vuole più erogare e sempre meno attore protagonista dell’articolo 18 della nostra Costituzione, quello sulla libertà di associazionismo, pilastro fondamentale della nostra democrazia.

Saremo in piazza per ribadire come Arci la richiesta pressante per il cessate il fuoco a Gaza, per la fine del genocidio, per una pace giusta e per il cessate il fuoco e il negoziato per l’Ucraina.

Siamo di fronte a sfide che richiedono un impegno comune e una ferma opposizione per costruire insieme un futuro migliore e più giusto.

Per questo a Napoli l’Arci sarà come sempre in prima fila.

Walter Massa, presidente nazionale Arci

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