La via maestra è quella che ci viene indicata dai maestri e dalle maestre della nonviolenza. Da Gandhi (“La guerra è il più grande crimine contro l’umanità”) a Martin Luther King (“La scelta è tra nonviolenza o non-esistenza”), da Aldo Capitini (“Dobbiamo dire no alla guerra, ed essere duri come pietre”) a Maria Montessori (“Fare la pace, un bambino alla volta”).

La pace è l’obiettivo, ma anche la via per raggiungerla. Mezzi e fini sono correlati, come lo sono il seme piantato e il frutto che si raccoglie.

Saremo in tanti a Roma sabato 7 ottobre, di provenienze diverse, giovani e anziani, donne e uomini, laici o credenti, ma uniti nella stessa fedeltà alla Costituzione della Repubblica italiana, democratica e antifascista.

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Per noi nonviolenti, pacifisti e disarmisti, ci sono due punti della Costituzione, fondamentali, che devono ancora essere pienamente attuati. Furono scritti dalle madri e dai padri costituenti, da poco usciti dall’incubo della seconda guerra mondiale (“Mai più Aschwitz, mai più Hiroshima”), e affidati alle generazioni future per la loro applicazione concreta.

L’articolo 11: "L’Italia ripudia la guerra". E l’articolo 52: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino". Vanno letti insieme, l’uno è legato all’altro.

La difesa della Patria, cioè dell’intera comunità e del patrimonio pubblico, è affidata ai cittadini stessi (e non all’esercito); è da sottolineare che la Costituzione parla solo di “difesa” (non di “difesa militare”), lasciando aperta la porta anche alle forme di difesa civile, non armata e nonviolenta. Infatti questa difesa costituzionale deve essere attuata nel ripudio della guerra, e dunque nel ripudio degli strumenti che la guerra rendono possibile: armi ed eserciti.

Il disegno della Costituzione su come precorrere la via maestra della pace è chiarissimo: difendere i valori fondativi della Repubblica (lavoro, salute, democrazia, stato sociale, ambiente, istruzione, diritti) con la difesa civile, non armata e nonviolenta, e ripudiare gli strumenti che preparano la guerra (meno spese militari, più investimenti sociali).

È dunque giunto il momento per il riconoscimento legislativo, oltre che culturale, politico, giuridico e finanziario, di una difesa nonviolenta, basata sulla prevenzione dei conflitti, per assolvere al dovere costituzionale di difesa della patria (art. 52) nell’ottemperanza del ripudio della guerra (art. 11).

Oggi questa visione è condivisa da una moltitudine di cittadini che hanno raccolto il lascito dei costituenti e si sono messi in cammino sulla via maestra per essere i protagonisti della Repubblica che ripudia la guerra e con la nonviolenza difende la democrazia e tutelare il proprio futuro.

Saremo in tanti sabato 7 ottobre a Roma per dire che la Costituzione italiana è pacifista, guarda al futuro ed è un dono alle nuove generazioni. In cammino.

Mao Valpiana, Europe for Peace, presidente Rete italiana Pace e Disarmo