Il 54% degli intervistati si trova in una situazione di difficoltà economica in un paese nel quale – in un contesto simile – il diritto allo studio è garantito solo per il 10% del campione. Sono questi i primi, ma non gli unici, dati allarmanti che saltano agli occhi nel leggere i risultati del sondaggio realizzato per conto della Cgil dall’Osservatorio Futura su “Giovani e diritto allo studio”.

“Il diritto all’istruzione è un valore costituzionale e deve essere garantito a tutte e a tutti", commenta amaramente la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione. “La ricerca – prosegue la sindacalista - ci presenta un quadro reale della situazione nel nostro paese, a partire dalla situazione economica delle famiglie, che inevitabilmente si scarica anche sul diritto allo studio, infatti, solo il 10% delle famiglie intervistate dichiara di ritenerlo un diritto garantito.

Un fardello per le famiglie

Insomma, studiare costa. E costa molto: in media a ogni famiglia 1.800 euro l’anno in età scolastica (altri sono evidentemente i costi per gli studi universitari), elemento che amplifica le considerazioni rispetto ai dati sopra citati. E in questa situazione non sorprende che per il 90% degli intervistati il supporto delle famiglie sia necessario per poter proseguire negli studi. D’altra parte, però, la perdita negli anni del potere d’acquisto dei salari fa ritenere il 74% delle persone interpellate che essi non siano adeguati a sostenere queste spese.

Sul dato allarmante generale si iscrive poi un altro annoso problema del nostro paese che riguarda le disparità. Al primo posto quelle di natura economica (75%, sommando chi le mette al primo posto e chi comunque tra le prime tre) e poi quelle geografiche (57%) e culturali (55%).

Le sfide dei giovani

Secondo i risultati dell’indagine le sfide principali che i giovani devono affrontare nel loro percorso di studi vedono al primo posto il costo elevato della vita (61%: affitti, mense, libri, trasporti), seguito molto da vicino dalla mancanza di borse di studio e dalle discriminazioni sociali e geografiche.

Nello specifico, come evidente anche dalle proteste degli ultimi mesi di tanti studenti, emerge la questione degli alloggi per i fuori sede, un problema ritenuto rilevante dal 40% del campione. 

E il futuro?

Se la percezione generale è questa, non sorprende allora che la percezione del futuro dei giovani in Italia non sia rosea. Intanto, per circa il 90% del campione non migliorerà (per un terzo addirittura peggiorerà nettamente). Le preoccupazioni maggiori riguardano il timore di non avere stabilità lavorativa (31%) e i salari bassi (20%).

Cosa fare: il ruolo del sindacato

Le azioni per migliorare il diritto allo studio sono indicate chiaramente nel sondaggio. Ai primi posti stanno il sostegno per gli alloggi, le borse di studio e gli esoneri, parziali o totali, dal pagamento delle tasse. In generale viene assegnata una grande rilevanza all’azione positiva che il sindacato può svolgere su un tema cruciale per il futuro del paese e per un suo sviluppo equo: per due terzi del campione il suo ruolo è molto importante.

Cosa, in concreto, dovrebbe fare il sindacato per migliorare il diritto allo studio in Italia? Al primo posto battersi per ottenere una normativa adeguata in materia (26%) e poi, più in generale sulla condizione delle nuove generazioni, contrattare sempre più in azienda per valorizzare il ruolo dei giovani lavoratori. 

Su questo tema più generale, appunto (ma qui ovviamente è la responsabilità della politica che dovrebbe battere un colpo) per dare più prospettive ai giovani risulta fondamentale aumentare i salari minimi (36%), e mettere un freno all’inflazione (19%).

Ghiglione: disparità intollerabili 

Il senso generale che si trae da questo deficit di diritto allo studio, riprende Ghiglione, è che “il caro libri, ma in generale i costi dell’istruzione, rischiano di ostacolare l’accesso all’istruzione stessa, determinando profonde disparità, non solo economiche, ma anche geografiche e culturali”. A emergere con forza è anche “molta sfiducia riguardo al futuro delle condizioni dei giovani: per il 90% degli intervistati la condizione economica non migliorerà”.

D’altro canto, aggiunge, “l’indagine ci consegna la percezione che le rivendicazioni possono avere un ruolo determinante per ottenere strumenti adeguati a tutelare il diritto allo studio dei giovani”.

“Nel nostro Paese - conclude Ghiglione- il fenomeno dell'abbandono scolastico e quello delle ragazze e dei ragazzi che non studiano e non lavorano (neet) sono assolutamente lontani dalla loro risoluzione. Gli ingenti finanziamenti europei e le risorse del Pnrr, stanziate per contrastarli e per creare nuova occupazione per i giovani non stanno determinando i risultati sperati. Il disinvestimento nelle regioni del sud e l'autonomia differenziata rischiano di peggiorare la situazione dove questi fenomeni sono più diffusi e le famiglie hanno maggiori difficoltà economiche.  Anche per queste ragioni è fondamentale essere in piazza il prossimo 7 ottobre”.

Gli studenti: il governo cambi marcia

Sconsolato anche il commento degli studenti. "Il costo degli studi universitari è sempre più inaccessibile per le studentesse e gli studenti in Italia - afferma Camilla Piredda, coordinatrice dell'Unione degli Universitari - a causa di decenni di mancati investimenti sul sistema del diritto allo studio e della didattica".

E ancora: "abbiamo calcolato come arrivi a costare oltre 10.000 euro all'anno studiare da fuorisede: ad innalzare questa stima concorrono la spesa crescente per l'affitto, le tasse universitarie tra le più alte d'Europa, i costi del trasporto pubblico scaricati sull'utenza. Tutto ciò si unisce  a un costo della vita che ha subito pesantemente l'inflazione".

Oggi, conclude Piredda, "le misure di diritto allo studio sono assolutamente insufficienti e si è preferito sperperare i fondi del Pnrr in residenze private e misure a breve termine.  Continuiamo ad essere presi in giro da un ministero che ci risponde inventando dati falsi. Pretendiamo un vero cambio di direzione da parte di questo governo, con un piano di investimento concordato con noi studenti che renda veramente l'università gratuita e accessibile".

Il futuro? Tante preoccupazioni

"I dati che ci restituisce l'osservatorio sui giovani e sul diritto allo studio confermano il quadro sempre più desolante e precario della nostra generazione - dichiara Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi - Un futuro costituito da preoccupazioni per salari bassi, stabilità lavorativa, crisi climatica e diritto alla casa. Un futuro che nasce da un presente in cui il diritto allo studio non è garantito."

"Mai come quest'anno l'accessibilità dell'istruzione sembra essere un miraggio - prosegue Notarnicola - Abbiamo manifestato in tutta Italia i primi giorni di scuola denunciando le spese elevate per libri e trasporti, che arrivano a pesare sulle famiglie fino a 800 euro e anche più. Non ci stupisce quindi leggere una media di spesa di circa 1.800 euro a studente, considerando il corredo scolastico, i ricambi, le uscite didattiche".

"Se non si agisce subito per garantire il diritto allo studio – conclude – l'effetto sarà quello di aumentare le disparità sociali e culturali all'interno del nostro Paese, garantendo di fatto un'istruzione di qualità solo a chi può permetterselo. È una situazione inaccettabile che stiamo pagando noi, le generazioni a cui tutto è negato. Si sta ammazzando il futuro del Paese, anche per questo gli studenti scenderanno in piazza il 7 ottobre, perché non vogliono restare a guardare".

SCARICA IL REPORT