La rimodulazione del Pnrr colpisce le regioni, soprattutto nel Mezzogiorno. Tra le proteste che si alzano c’è quella della Basilicata, arrivata dalla Cgil, che già in alcuni comparti aveva denunciato il rischio che il Piano di ripresa e resilienza non porti i benefici nei quali si è sperato. Il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, ha affermato che “la cancellazione di interventi per i settori più a rischio dal punto di vista della tenuta sociale del Paese, soprattutto le periferie”, è “l’ennesimo attacco al Sud del Paese”. Tra gli obiettivi del Next generation c’era la riduzione dei divari di genere, di generazione, di territorio, “ma nei provvedimenti contenuti nel piano di rimodulazione sembra ci sia l'intenzione non dichiarata di ridurre, a volte annullare, proprio quei progetti volti a ridurre quei divari”.

La sforbiciata

Mentre il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, cita i dati della Cgia di Mestre sottolineando che “la Basilicata è fanalino di coda delle regioni per crescita del Pil” e chiama in causa le responsabilità della giunta regionale, Esposito parla di un isolamento infrastrutturale che si trasforma inevitabilmente in isolamento sociale e che potrebbe essere risolto proprio con i fondi del Piano di ripresa e resilienza. Se infatti dovesse essere confermato il taglio al Pnrr di 123,30 milioni ai 302,78 “destinati ai comuni della provincia di Potenza per la valorizzazione del territorio, la rigenerazione urbana, il rischio idrogeologico, il potenziamento dei servizi delle aree interne, le infrastrutture sociali di comunità e la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano, ancora una volta ad essere penalizzate sarebbero le aree interne, che già fanno i conti con le annose criticità che riguardano l’isolamento e il calo demografico”.

Ferrovie dell’altro secolo

Tra le esigenze più impellenti della Basilicata c’è quella di ovviare ai grandi ritardi accumulati nella modernizzazione del trasporto su ferro e delle infrastrutture e il Pnrr potrebbe essere decisivo. Dalla Filt Cgil regionale il segretario generale, Luigi Ditella, ci dice che “le Infrastrutture e il parco rotabile sono molto vecchi, le linee da Napoli a Taranto sono antecedenti al 1900 e quella che parte da Foggia non è nemmeno elettrificata. I nostri tracciati ferroviari presentano pendenze al limite del regolamento e in questo periodo invernale si moltiplicano gli slittamenti che, insieme con la caduta delle foglie, rendono le trazioni difficoltose”.

Come evidenziato da un incontro promosso dalla Filt Cgil lo scorso 7 dicembre, la Basilicata è una regione difficilmente raggiungibile. La vetusta età delle linee “influenza negativamente i tempi di percorrenza e la permanenza di una rete a binario unico, con incroci che provocano ritardi, basta a fare sì che un mezzo che faccia ritardo inneschi una catena di ritardi sulla linea”.

Ditella parla di tempi di percorrenza che sembrano quelli dei treni a vapore: “Ci sono mezzi che per compiere 110 km impiegano due ore e mezza e anche di più. Sulle linee che vanno da Matera a Bari per percorrere 70 km ci vogliono 2 ore. L’incremento del numero dei treni ha moltiplicato gli incroci e quindi i tempi”.

Le responsabilità

È chiaro che la Basilicata non è mai stata oggetto di investimenti adeguati nelle infrastrutture e, secondo Ditella, nemmeno il Pnrr affronta i veri problemi secondo le priorità della regione. “C’era il progetto della ‘bretella Auletta’ che avrebbe consentito alla Basilicata di essere collegata all’alta velocità – dice -, ma al ministero è stato bocciato per la spesa elevata che non soddisfa il rapporto tra benefici, costi e utenze. In base al ragionamento delle logiche dei riempimenti, la bretella non giustificherebbe alcun servizio, perché la Basilicata si estende su di un’area di 10 mila km quadrati ed è popolata da soli 520 mila abitanti: con questo metro di misura non faremo mai infrastrutture”.

Il segretario generale della Filt Basilicata chiama quindi in causa il governo regionale che “non ha voluto ascoltare le ragioni di lavoratori, associazioni ed enti locali, ma ha assunto decisioni unilaterali, in linea con quanto fatto con il governo di destra in questi quattro anni, senza pensare alle ricadute occupazionali della nostra regione e lasciando come sempre le decisioni strategiche e la governance ad altri”.

I sindacati non sono stati coinvolti nella programmazione dei fondi del Pnrr, fa sapere Ditella, “benché ci sia stato il tentativo di interloquire con l’assessore alle Infrastrutture, che non ha però mai dato ascolto”. Per questo motivo sarò messa in campo una nuova iniziativa il 2 febbraio prossimo, quando a Matera si discuterà di mobilità e turismo, visto che nel 2022 la città ha avuto il record di visitatori in proporzione al numero di abitanti. Un confronto che vorrebbe tenere conto dei benefici che sembravano previsti dal Pnrr, ma che invece dovrà tenere conto degli effetti che avrà la rimodulazione del Piano.