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Il disagio abitativo dovrà essere una delle priorità del governo che si sta formando. A chiederlo è il Sunia, il sindacato nazionale inquilini e assegnatari, rimarcando che “l’avvio di un piano pluriennale di edilizia pubblica e sociale, il rifinanziamento del fondo di sostegno all'affitto e un sistema stabile di agevolazioni fiscali per il contenimento degli affitti, contrastando l’evasione fiscale che seguita a caratterizzare il settore, sono le prime indispensabili misure” da adottare.
Da troppo tempo, evidenzia il segretario generale Daniele Barbieri, le “politiche abitative sono dimenticate o sottovalutate nelle azioni di governo”. Con il risultato evidente, soprattutto nelle aree urbane, di “una crescente emergenza che non trova alcuna soluzione reale a causa dell’assenza o dell’estrema esiguità dei fondi da destinare al rilancio dell’edilizia sociale in affitto a canoni sostenibili e al mancato finanziamento di strumenti fondamentali di sostegno alla domanda debole, come il fondo per la locazione, sostanzialmente azzerato negli ultimi anni”.
Per il sindacato degli inquilini occorre “superare una visione emergenziale del disagio e avviare una politica abitativa di medio-lungo periodo che parta dalla domanda reale e non dalle aspettative, seppur legittime, dell’industria delle costruzioni”. Questo è il modo concreto “per rispondere non solo a un bisogno primario, ma anche alla necessità del Paese di garantire mobilità lavorativa sul territorio. In buona sostanza, bisogna considerare l’accessibilità abitativa come un’infrastruttura indispensabile allo sviluppo”. Non è un caso, rileva Barbieri, che nei Paesi europei più avanzati “l’edilizia sociale abbia un peso molto più rilevante, non solo numericamente, di quanto non l’abbia nel nostro. Basti pensare che in molti paesi esiste un ministero per la Casa e in Italia, come nell'ultimo governo, neanche un sottosegretario dedicato”.
Questa dimenticanza della politica “è il segno di una colpevole sottovalutazione che ha incancrenito problemi come l’altissimo numero di sfratti per morosità o la cronica assenza di risposte alle centinaia di migliaia di famiglie in attesa di una casa popolare”. Il segretario generale del Sunia rimarca che a questi problemi “non si risponde con provvedimenti una tantum, privi di una strategia in grado di affrontare strutturalmente il problema o, peggio ancora, trattando l’emergenza come un problema di ordine pubblico senza avere alcuna soluzione da offrire alle famiglie che esprimono un bisogno reale”.
Per il Sunia, in conclusione, fornire soluzioni concrete “è il vero modo per rispondere al bisogno e garantire anche il rispetto del diritto di proprietà. Se non si risolvono i problemi a monte, sarà sempre più difficile governare la conseguente crescita dell’emergenza”. Questo, dunque, è ciò che si chiede al nuovo governo, i cui “primi segnali, oltre naturalmente alla nomina almeno di un sottosegretario con delega al settore, possono e debbono essere dati con la prossima legge di bilancio e con l’apertura di un confronto con le parti sociali sul complesso delle politiche abitative”.