“La priorità del governo dovrebbe essere quella di aprire i cantieri, di spendere le risorse che ci sono e semmai di aumentare gli investimenti per il rilancio di un sistema infrastrutturale e logistico, degno di un grande Paese industriale. Certo, non di chiudere quei pochi aperti. La posizione sulla Tav è ridicola e di troppa ambiguità. Rischiamo, come Italia, di lasciarci le penne”. Così Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea, a latere delle assemblee sindacali che si stanno svolgendo oggi a Brescia, in preparazione dello sciopero generale del 15 marzo.

“Se non riparte l’intera filiera delle costruzioni, se non riparte la domanda, e quindi la produzione di materiali, se non si rende strutturale una politica mirata per incentivare qualità e innovazione - dal cemento al legno, dai laterizi ai lapidei -, non riparte il Paese. Non dobbiamo mettere solo in sicurezza le aziende che sono sopravvissute alla crisi, ma dobbiamo
dare una risposta agli oltre 800.000 lavoratori che nei nostri settori hanno perso l’impiego", continua il sindacalista.

"Per farlo, servono scelte nette e politiche che creino ricchezza, aggredendo i veri motivi della bassa competitività del nostro Paese: costi energetici eccessivamente alti, sistemi infrastrutturali vecchi e poco efficienti, che fanno viaggiare ancora tutte le merci su gomma, scarsa propensione all’innovazione, basso livello d'investimenti. Il problema è questo, non certo i bassi salari o la precarietà nel lavoro", aggiunge il dirigente sindacale.

"Per queste ragioni – conclude il leader degli edili Cgil –, insieme a Filca e Feneal, per il 15 marzo abbiamo proclamato lo sciopero generale dei lavoratori di tutta la filiera delle costruzioni e saremo a Roma per chiedere al governo di cambiare passo e di fare della creazione di lavoro di qualità la priorità dell’agenda politica del Paese”.