Nata ad Alcamo - in Sicilia - il 9 gennaio del 1947, Franca Viola è la prima donna italiana a rifiutare pubblicamente il matrimonio riparatore. Figlia di una coppia di contadini, il 26 dicembre del 1965, all’età di 17 anni, Franca viene rapita da Filippo Melodia. Sarà violentata, malmenata e lasciata a digiuno, quindi tenuta segregata per otto giorni.

Di fronte alla proposta di matrimonio riparatore i genitori di Franca reagiscono in maniera inaspettata rifiutando la proposta e denunciando lo stupratore. “Mia figlia Franca non sposerà mai l’uomo che l’ha rapita e disonorata”, sarà il commento di papà Bernardo, sempre a fianco della figlia. 

 “Non fu difficile decidere - racconterà anni dopo - Mio padre Bernardo venne a prendermi con la barba lunga di una settimana: non potevo radermi se non c’eri tu, mi disse. Cosa vuoi fare, Franca. Non voglio sposarlo. Va bene: tu metti una mano io ne metto cento. Questa frase mi disse. Basta che tu sia felice, non mi interessa altro. Mi riportò a casa e la fatica grande l’ha fatta lui, non io. È stato lui a sopportare che nessuno lo salutasse più, che gli amici suoi sparissero. La vergogna, il disonore. Lui a testa alta”.

 “Non fu un gesto coraggioso - aggiungeva - Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. Non ho mai avuto paura di nessuno. Non ho paura e non provo risentimento”.

L'esempio di Franca Viola

Franca si sposerà, per amore, nel 1968. Avrà tre figli. “È arrivato il momento in cui ho dovuto dirglielo - raccontava - Sergio era in prima media. La sua insegnante un giorno disse in classe ‘Fra qualche anno nelle antologie ci sarà anche la storia della mamma di Sergio’”. Filippo Melodia morirà ucciso a Modena dov’era in soggiorno obbligato.

Sull’esempio di Franca molte ragazze cominceranno a rifiutare le nozze riparatrici, ma solo nel 1981 il matrimonio riparatore sarà cancellato insieme al delitto d’onore dalla legislazione italiana.

L’8 marzo del 2014 le verrà riconosciuta da parte dell’allora presidente Giorgio Napolitano l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Diceva nell’occasione il presidente:

La rivolta delle donne alla guida dell’auto in Arabia Saudita, la fuga di spose bambine, la denuncia delle mutilate, la nostra insignita Franca Viola ci insegnano che le leggi obsolete, le tradizioni ostili hanno bisogno per essere mutate della reattività e del coraggio di ragazzine, di donne decise e ribelli. Anche di uomini fermamente dalla loro parte. Ne abbiamo e ne avremo bisogno sempre perché la storia dell’evoluzione della condizione femminile ci ha fatto rilevare anche tanti passi indietro. Oggi però vogliamo guardare avanti con fiducia. Adornare l’ingresso del Quirinale con l’alloro serve a onorare non solo le donne per merito delle quali sono state ottenute tante vittorie, ma anche le donne che ne conquisteranno altre, che difenderanno sempre i traguardi raggiunti senza arretrare.  (…) La donna è civiltà. E che questa consapevolezza diventi realtà, è l’augurio che per l’8 marzo rivolgiamo a tutte le donne, italiane e straniere, che vivono in Italia, e a tutte le italiane che vivono all’estero. Ed è l’augurio che rivolgiamo non solo a loro ma rivolgiamo all’Italia, perché diventi il paese sempre più civile che fermamente vogliamo.

 Che fermamente continuiamo a volere.

“Siamo le donne che hanno lottato per il nuovo diritto di famiglia, per il divorzio e la legge 194. Siamo le donne che hanno definito lo stupro reato contro la persona e non contro la morale, lottando per cancellare le norme ereditate dal codice fascista Rocco insieme al delitto d’onore, al matrimonio riparatore, allo ius corrigendi del marito, titolare di ogni potere su moglie e figli. Siamo le donne che da sempre si battono contro la violenza maschile fuori e dentro la famiglia.  (…) Siamo le donne che hanno lottato per il diritto al lavoro, per il valore e il rispetto del lavoro, per la centralità e il valore sociale della maternità (…) Siamo le donne che si prendono cura delle persone, delle comunità, dei territori.  (…) Siamo le famiglie in tutte le possibili declinazioni. Siamo le donne e gli uomini giovani, che vorrebbero lavorare e non emigrare, che rivendicano il diritto di poter decidere se, dove, come e quando costruirsi una famiglia. Siamo le donne e gli uomini che cercano di dar vita giorno per giorno ad una società accogliente, inclusiva, aperta e giusta”.

 Siamo state, siamo e saremo, Franca Viola.

 


1 Nonostante le proteste della difesa che tenta di screditare la ragazza sostenendo che era consenziente alla fuga d’amore (“Filippo avrà anche rapito Franca pero è quasi sicuro che Franca ci stava. Anzi è probabile che abbia avuto rapporti ben prima. Se Franca ha poi buttato il candido velo da sposa, se ha rifiutato di sposarlo… peggio per lei: che colpa ha Filippo?”), i giudici decidono le porte aperte per ogni udienza, tranne che per le deposizioni di Franca Viola e del Melodia, per il quale il  pubblico ministero chiede 22 anni (diciassette i capi d’imputazione, tra questi il ‘ratto a scopo di libidine’).