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Nelle politiche della destra il sottofinanziamento al servizio sanitario nazionale si sostanzia, oltre che nell’impoverimento della cultura della presa in carico dei bisogni delle persone in una logica universalistica, nella destrutturazione degli interventi di prevenzione e di tutti i loro servizi.
I Lea, livelli essenziali di assistenza, risultano ad oggi non pienamente garantiti ed esigibili, ed è drammatico il divario fra Nord e Sud, con ben otto regioni che vedono peggiorare proprio la risposta alle persone rispetto al 2022 (monitoraggio dei Lea attraverso il nuovo sistema di garanzia).
La riduzione del danno
In questo contesto si collocano gli interventi di riduzione del danno, quel sistema di politiche, programmi e servizi capaci di ridurre le malattie e le morti per overdose, finalizzati a limitare i rischi e a minimizzare gli impatti negativi connessi all’uso di sostanze, a intercettare i bisogni delle persone, in una prospettiva di salute individuale e pubblica che fa parte dei Lea fin dal 2017 ma a oggi ancora non garantiti su tutto il territorio nazionale.
Amministrazioni locali in campo
E anche sotto questa lente vanno letti, apprezzati e sostenuti i provvedimenti che alcune amministrazioni locali hanno adottato, quali la fornitura di materiale sterile alle persone che fanno uso di sostanze. Va respinta la polemica di questi giorni, sollevata da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia e Lega riguardo l’acquisto e la fornitura di pipette sterili e altro materiale ai consumatori di crack.
È evidente la strumentalità di affermazioni che vorrebbero sostenere che in questo modo si incentiva il consumo, e si avvicinerebbero all’uso persone che non lo fanno. La fornitura di questi strumenti rientra in un percorso di prevenzione degli effetti del consumo di sostanze, quali infezioni, per esempio, ed è strumento importante per il contatto e l’avvicinamento ai servizi di persone che altrimenti mai lo avrebbero fatto.
Risparmio di vite e risorse
I dati parlano chiaro. Anche l’accusa di spese ingiustificate, di soldi sottratti ad altri e ben più importanti interventi, fino al danno erariale, si commenta da sola. Come evidenzia una recente ricerca del Cnca, per ogni euro investito in politiche di riduzione del danno se ne risparmiano almeno 2,23 in interventi socio-sanitari: oltre il 40 per cento delle persone raggiunte ha assunto comportamenti protettivi sul piano della salute.
Il governo dei tagli
Questo è il governo della destra, che fa registrare il picco storico negativo di finanziamento del fondo sanitario nazionale in rapporto al Pil, che toglie ossigeno alla sanità pubblica e impoverisce il potere di acquisto del personale del servizio sanitario nazionale, che taglia risorse alle amministrazioni locali.
È il governo che in nome di una guerra alla droga che ha dimostrato ormai ovunque il proprio fallimento, continua a fare la guerra alle persone che usano sostanze, anziché investire sui Serd (servizi pubblici per le dipendenze patologiche) e sulla valorizzazione del personale che ci lavora e dei servizi di prossimità che un ruolo importante hanno avuto in questi anni, ancora costretti in una logica di precarietà.
Il governo che costruisce paure per motivare la necessità di politiche securitarie: sono gli stessi che vogliono riaprire i manicomi, associando la sofferenza mentale alla pericolosità delle persone.
Proibizionismo ottuso
Come sosteneva Kofi Annan, da segretario generale Onu, le droghe hanno distrutto molte vite, ma le politiche sbagliate molte di più. Un proibizionismo ottuso e becero è la via intrapresa dal governo, e sta condizionando la preparazione della conferenza governativa sulle droghe (recentemente è stata etichettata dal sottosegretario Mantovano come politica rinunciataria).
Per questo le organizzazioni e le associazioni della società civile che da tempo si occupano di droghe, di dipendenze, compresa la Cgil, stanno organizzando in contemporanea, sempre a Roma, una controconferenza in cui rilanciare le politiche sulle droghe, spostando la prospettiva da una logica patologizzante e criminalizzante a un governo sociale del fenomeno.
Daniela Barbaresi, segretaria Cgil nazionale
Marinella Melandri, segretaria Cgil Emilia-Romagna