Il 21 luglio 1969 il mondo rimarrà con lo sguardo all’insù per vedere il primo uomo sulla luna. Il primo a mettere piede sul suolo lunare, sei ore più tardi dell’allunaggio, alle ore 2 e 56 Utc (le 4 e 56 italiane) del 21 luglio 1969, sarà Neil Armstrong (il turno di Buzz Aldrin arriverà 19 minuti più tardi) che accingendosi a fare il primo passo pronuncerà la celebre frase: ‘Un piccolo passo per un uomo, un salto da gigante per l’umanità’ (poco più di un anno prima del lancio dell’Apollo 11, Armstrong aveva rischiato di morire: il 6 maggio del 1968 l’astronauta ebbe un incidente quasi mortale con un Lunar Landing Research Vehicle, dal quale riuscì a uscire catapultandosi fuori prima che il veicolo esplodesse).

La missione durerà circa due ore, durante le quali verranno raccolti 21 chili e mezzo di materiale lunare. Si racconta che, in segreto, Neil Armstrong abbia portato con sé un manufatto sulla luna: l’astronauta avrebbe nascosto nel suo equipaggiamento un pezzo di legno appartenente a un propulsore aereo costruito dai fratelli Wright. In realtà, meno poeticamente, alcune ricostruzioni sostengono che i due astronauti avrebbero lasciato sulla luna anche oltre a sei bandiere americane, un ramoscello d’olivo in oro e due targhe commemorative, una pinza e un martello, cavi televisivi e sacche contenenti i loro escrementi prodotti durante il viaggio di andata.

Nei minuti passati all’esterno della navicella i due astronauti pianteranno insieme la bandiera degli Stati Uniti, e lasceranno una targa con le tre firme dell’equipaggio (Armstrong, Collins e Aldrin) e quella dell’allora presidente Richard Nixon: ‘Qui nel luglio 1969 - recita l’iscrizione - misero per la prima volta piede sulla Luna uomini venuti dal pianeta Terra, siamo venuti in pace per l’intera umanità’. Lo stesso Nixon, attraverso una trasmissione radio-telefono, riuscirà a comunicare dalla Casa Bianca con i due astronauti. Si racconta che il presidente avesse già pronto in tasca il discorso da tenere nel caso in cui i due astronauti scesi sulla luna non fossero stati in grado tornare indietro. Iniziava con queste parole: ‘Il fato ha decretato che gli uomini che sono andati sulla Luna per esplorarla in pace, resteranno sulla Luna per riposare in pace’. Fortunatamente non andò così. A seguire l’evento ci saranno più di 500 milioni di persone incollate alla tv.

Per l’Italia è rimasta storica la diretta televisiva della missione spaziale commentata da Tito Stagno insieme a Ruggero Orlando da Houston. Si trattò di una vera e propria maratona di 25 ore - “25 ore sulla Luna” il titolo - in cui furono mandate in onda, in diretta, le varie fasi dell’allunaggio, viste da oltre 20 milioni di italiani. Dacia Maraini sarà una dei pochi italiani ad avere il privilegio di assistere alla conquista dello spazio di persona. Nel luglio del 1969, raccontava qualche tempo fa, “Mi trovavo proprio a Cape Kennedy dove ho assistito al lancio dell’Apollo 11 che approderà sulla luna. (...) L’hangar è alto 130 metri. Visto da fuori fa pensare a una scatola di biscotti inventata dai designers della Bauhaus. È alta, quadrangolare e ricoperta da fogli di alluminio grigio e nero. Non ha finestre ma solo una grande vetrata in plastica opalescente. L’interno è un intrico meraviglioso di nervature di ferro che vanno in tutte le direzioni, nere, grigie e rosse. Ai quattro angoli si vedono ascensori dalle pareti trasparenti che salgono e scendono a una velocità vertiginosa: appese al soffitto gigantesche gru gialle che sollevano pezzi di ferro da 30 tonnellate l’una; lungo le pareti carrelli che scorrono silenziosi come se volassero; piantati sul pavimento fari dal lungo collo che gettano una luce gelida ora su un oggetto ora su un altro. In questo momento nell’hangar si stanno costruendo l’Apollo 12 e l’Apollo 13' L’Apollo 11 è già stato trasportato fuori, sul più grande carro a cingoli del mondo e issato sulla rampa di lancio a due miglia di distanza. Rispetto alla grandezza del missile, la navicella dove staranno gli astronauti è piccolissima, scompare alla vista in mezzo alle bardature in cui è imbrigliata” (in effetti i tre astronauti di ognuna delle missioni Apollo dovranno convivere per giorni in un abitacolo di appena 6,3 metri cubi!).

Una navicella che cambierà la storia e che farà sognare milioni di persone. Sei missioni (Apollo 11, 12, 14, 15, 16 e 17) porteranno in tutto, in poco meno di tre anni e mezzo - dal 1969 al 1972 - 12 uomini a sbarcare sul nostro satellite naturale (l’ultimo essere umano a sbarcare sul suolo lunare sarà Eugene Cernan, durante la missione Apollo 17 il 14 dicembre 1972. La Nasa ha recentemente pubblicato sul sito di condivisione immagini Flickr un archivio composto da 14.228 fotografie con il repertorio fotografico di tutte le missioni Apollo). Nel 1971 David Scott, astronauta dell’Apollo 15, porterà con sé una piuma per dimostrare la teoria della gravità in diretta tv lasciandola cadere assieme a uno dei martelli che usava per raccogliere pietre. Essendo nel vuoto pressoché assoluto, piuma e martello toccarono il suolo nello stesso momento, come accadrebbe sulla terra se non ci fosse atmosfera. “Galileo aveva ragione”, dirà semplicemente (“Houston, abbiamo avuto un problema” aveva meno semplicemente detto poco tempo prima di Jim Lovell, pilota dell’Apollo 13). Tre anni dopo l’allunaggio, nel 1972, Nixon chiuderà anticipatamente il programma Apollo, annullando le ultime tre missioni e ponendo fine ad un avvenimento storico nel senso più vero della parola.