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L'emergenza sanitaria legata alla pandemia ha da tempo acceso i riflettori sulla situazione della sanità nel Lazio, dove, secondo la Cgil del territorio, è sempre più urgente tornare a investire, in misura massiccia e complessiva. Le priorità devono essere: allargare il perimetro dei servizi pubblici, superare le disparità territoriali, colmare i deficit assistenziali, specie nei servizi di prossimità e nei percorsi di prevenzione, riadattare l’organizzazione dei percorsi di cura in base alle necessità e ai cambiamenti imposti dalla pandemia.
“È un tema - dichiara Natale Di Cola, segretario della Cgil Roma e Lazio - che deve essere posto al centro delle scelte di questa regione, utilizzando ogni spazio e risorsa disponibile per investire nel futuro e superare le criticità del passato che hanno indebolito e impoverito le strutture pubbliche e i livelli di assistenza ai cittadini. In primis, è sul lavoro che va concentrato il massimo sforzo, altrimenti il sistema non avrà gambe per procedere”.
“I numeri delle uscite nel Lazio - spiega il dirigente sindacale - sono superiori al resto d’Italia e parlano di una perdita di circa il 40% in 15 anni, con un’età media attuale di 55 anni, che di per sé aumenta il rischio di malattie professionali per un lavoro, a prescindere dal profilo, così gravoso e impegnativo. E il personale precario, insieme a somministrati e partite Iva, raggiunge il 10%, ovvero circa 3500 lavoratori. Su tutte le figure professionali, dai medici specialisti agli oss, agli infermieri. È di queste ore l’allarme che saranno 1000 i medici che usciranno dal sistema sanitario per pensionamento, ma non solo: in ogni azienda alle carenze accumulate negli anni continuano a sommarsi pensionamenti su tutte le figure professionali”.
“Dalla sanità pubblica - sottolinea Natale Di Cola - si continua a uscire: va data una prospettiva di stabilizzazione a chi già vi opera in forma precaria e soprattutto vanno previste nuove e straordinarie assunzioni ai tanti professionisti formati e capaci che escono da lunghi percorsi di formazione e specializzazione. Su questo, c’è l’impegno concreto della categoria dei servizi pubblici e il sostegno di tutta l’organizzazione: rilevante l’iniziativa di Fp Cgil, che oggi (5 marzo) ha consegnato in Regione Lazio più di 7000 firme, raccolte tra gli operatori sanitari di Roma e del Lazio, per la stabilizzazione dei precari e la programmazione di nuove assunzioni”.
“Tutti i bisogni di salute, a partire dalla tutela delle fasce più fragili come disabili e anziani, devono trovare risposta in un sistema articolato, esteso e accessibile. Abbattere le liste d’attesa, investire nelle strumentazioni e nell’organizzazione dei servizi, creare nuclei dedicati per la presa in carico dei pazienti, riconnettendo in forma più incisiva i servizi sociali e quelli sanitari: sono tutte linee d’intervento - conclude il segretario della Cgil capitolina - che, sostenute da un solido investimento sul personale, consentiranno al sistema sanitario regionale di uscire più forte e di restare, oltre l’emergenza pandemica, in grado di garantire ai cittadini cure e assistenza di qualità”.