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Con il voto di fiducia sul nuovo decreto Sicurezza, il governo blinda un provvedimento che, più che garantire l’ordine pubblico, sembra voler trasformare in crimine ogni forma di disagio, marginalità o dissenso. Con 14 nuovi reati e 9 aggravanti, l’esecutivo stringe ancora di più le maglie del codice penale, ridefinendo il concetto stesso di sicurezza come repressione preventiva.
Dagli sgomberi lampo all’accattonaggio criminalizzato
Uno dei capisaldi del decreto è la nuova norma contro l’occupazione abusiva di immobili, che introduce il reato specifico di “invasione arbitraria di domicilio”, punito con pene fino a 7 anni di reclusione. Ma la vera novità non è tanto la sanzione quanto la procedura: si prevede lo sgombero immediato anche senza passare da un giudice. Una corsia preferenziale per tutelare la proprietà privata a scapito di ogni garanzia, anche nel caso in cui l'immobile sia vuoto da anni.
Altra stretta inquietante riguarda l’accattonaggio minorile: chi induce un minore a chiedere l’elemosina potrà finire in carcere fino a 5 anni. Il rischio è quello di colpire non i trafficanti o i criminali, ma le famiglie povere, i migranti, chi sopravvive con l’elemosina. Il confine tra sfruttamento e necessità non viene minimamente preso in considerazione.
Blocchi stradali, proteste e Cpr: tutto è reato
Il governo criminalizza anche l’interruzione del traffico: chi partecipa a blocchi stradali o ferroviari potrà essere arrestato e condannato fino a 2 anni. Una misura pensata chiaramente per colpire le proteste, dai comitati ambientali ai movimenti studenteschi. L’obiettivo è chiaro: neutralizzare le piazze prima ancora che si riempiano.
Nel mirino anche le rivolte nei Cpr e nelle carceri: chi si ribella alle condizioni disumane dei centri per migranti rischia fino a 8 anni. Nessuna parola sul sovraffollamento, sulla violazione dei diritti umani o sull’assenza di assistenza legale: il detenuto o il migrante che protesta diventa automaticamente un delinquente.
Aggravanti a pioggia e polizia tutelata (più dei cittadini)
Vengono introdotte nuove aggravanti per i reati commessi nei pressi di stazioni, metro e mezzi pubblici: un’iniziativa apparentemente sensata che, però, rischia di colpire ancora una volta chi vive o lavora in strada. Perfino le forze dell’ordine ottengono una tutela speciale: rimborso spese legali fino a 10.000 euro se indagati per reati connessi al servizio. Una norma che sa di licenza preventiva di impunità.
Sicurezza per chi?
Dietro la retorica del “degrado urbano” e della “tolleranza zero”, il decreto costruisce una società della paura, in cui la povertà, la protesta, l’errore diventano automaticamente crimini. Nessuna politica sociale, nessun investimento su case popolari, istruzione o inclusione: solo manganelli e sgomberi.
Il governo Meloni rivendica questo decreto come “risposta attesa dai cittadini”. Ma è legittimo chiedersi: quali cittadini? E soprattutto, di quale sicurezza stiamo parlando, se a essere punito non è chi minaccia la convivenza civile, ma chi ne è già stato escluso?