Soffocare il dissenso e sottrarre potere al Parlamento con un decreto, incostituzionale, che non renderà più sicuri cittadine e cittadini perché quello che manca è l’investimento su ciò che causa insicurezza, sulle politiche sociali, sulla povertà. È la sintesi dell'analisi del decreto sicurezza e delle sue conseguenze contenuta in un’intervista doppia con Lara Ghiglione, segretaria confederale Cgil e Vittorio Angiolini, docente di diritto costituzionale dell'università di Milano.
Il passaggio da ddl a dl, oltre a non cambiare la sostanza del provvedimento, è – secondo Ghiglione e Angiolini – un’evidente forzatura del governo nei confronti del Parlamento considerando l’assenza degli indispensabili requisiti di urgenza. Inoltre il decreto colpisce direttamente le lavoratrici e i lavoratori, perché impedisce di poter manifestare a difesa dei diritti.
Dunque siamo di fronte a una deriva autoritaria? Per gli intervistati non c’è dubbio, i rischi per la democrazia sono evidenti e la mobilitazione contro un decreto definito liberticida continuerà in tante forme.
Anche per questo “votare l’8 e 9 giugno – sottolinea la segretaria confederale – è un modo di difendere i diritti, rivendicare il diritto alla parola e a spazi concreti di democrazia. Il voto – aggiunge – è anche un ‘no’ alle politiche di questo governo, un modo per affermare diritti e dare voce alle persone, quando invece la si vuol loro togliere. Saremo in piazza nei prossimi appuntamenti di mobilitazione previsti per il 26 e per il 31 maggio. La democrazia si difende praticandola, ed è questo quello che faremo anche l’8 e 9 giugno andando a votare”.