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“Comunità, giustizia sociale, passione”. Con queste parole d’ordine si svolge oggi e domani, 11 e 12 giugno, il primo congresso nazionale dell’Auser ad Assisi. L’associazione di volontariato e promozione sociale si riunisce per una due giorni di confronto, impegno e futuro al servizio degli anziani e della comunità. Ne parliamo col presidente nazionale, Domenico Pantaleo.
Presidente, come si arriva a questo congresso?
C’è stato un percorso congressuale estremamente partecipato: abbiamo avuto un dibattito, una presenza e una passione molto ampia. Questo rafforza l’idea di valorizzare il nostro operato in termini solidaristici, con l’obiettivo di allargare la partecipazione in un momento di crisi democratica del Paese.
La piattaforma congressuale Auser è basata sul vostro documento.
Abbiamo riscontrato un grande consenso attorno al documento, che tiene insieme molti temi a noi cari: la pace, la giustizia sociale, la lotta alla discriminazione di genere e contro i migranti. Con una questione centrale che da sempre ci caratterizza: le politiche di invecchiamento attivo come cuore di tutta la nostra attività.
A tal proposito, l’assise arriva in un periodo storico di invecchiamento crescente della popolazione, come vi ponete?
Le persone sopra i 65 anni rappresentano oggi un quarto della popolazione, arriveranno ad essere un terzo. L’aumento della vita media e la longevità cambiano radicalmente l’idea di società per come l’abbiamo conosciuta finora: c’è bisogno di fare uno sforzo per prevedere interventi adeguati, perché si vive più a lungo ma non certo meglio, dato che intervengono le patologie e la solitudine della terza età.
Una questione, quindi, anche politica.
Certo. Serve una politica che affronti seriamente questo grande mutamento. Da parte sua, il sistema politico può cambiare i sistemi di welfare oppure condannare le persone in età avanzata. Per agire correttamente è necessario fare delle scelte precise, ma il governo non sta andando in questa direzione. La legge 33 sulla non autosufficienza sulla carta è buona, ma non ha il finanziamento adeguato e il decreto attuativo ha portato molti passi indietro. E c’è il problema della sanità.
Qual è lo scenario nel settore?
Sotto gli occhi di tutti: vasti tagli, lunghe liste di attesa, pochi posti per i ricoveri e c’è difficoltà perfino a reperire medici di famiglia. Il rischio è quello di creare un sistema socio-assistenziale che non sia all’altezza delle domande.
Davanti a tutto questo, l’Auser come si presenta al congresso?
Noi abbiamo oltre 30mila volontari, più di 1680 sedi sul territorio, il tesseramento è in continua crescita e pensiamo quest’anno di arrivare a 170mila iscritti che sarebbe il nostro record. Il 50% dei volontari sono donne. Politiche di invecchiamento attivo, ambiente, socialità: la nostra rete vuole essere un attore fondamentale di questo processo. Abbiamo a disposizione gli strumenti importanti del terzo settore, come la co-progettazione: riteniamo che nel rapporto col Governo, Regioni ed enti locali occorre mettere insieme le forze come volontariato, organizzazioni sociali, i territori nella loro ampiezza. Serve sempre più partecipazione. I nostri circoli praticano la cittadinanza attiva, facendo sentire tutti partecipi, a partire dai volontari che sono l’architrave di Auser: donano tempo e passione e ricevono in cambio tanto, perché stare a contatto con le persone in difficoltà è a sua volta un arricchimento.
Come vi ponete nel rapporto con i più giovani?
Le nuove generazioni sono sempre più presenti nella rete dell’Auser, soprattutto nelle attività diverse rispetto a quelle tradizionali, come la battaglia per l’ambiente, la pace, la lotta contro i femminicidi. Stiamo integrando le nostre attività con i giovani, che a loro volta cercano anche una bussola esistenziale perché segnati dalla precarietà dilagante, e possono trovarla anche nel volontariato. Quel volontariato che deve diventare un tema culturale centrale nelle scuole e nelle università, ossia nei luoghi della conoscenza.
L’Auser si è impegnato anche nel referendum dell’8 e 9 giugno.
Ci siamo attivati in tutti i comitati per i cinque quesiti. Abbiamo riscontrato un grande interesse di giovani e donne, che sul lavoro sono colpiti da sfruttamento, bassi salari e anche basse pensioni. Nella rete Auser c’è l’idea che la solidarietà la devi esercitare verso chi è in difficoltà, come lavoratori, pensionati e giovani.
Tornando al congresso di Assisi, avete lanciato tre parole d’ordine. Ce le spieghi?
La prima è passione: il volontariato si fa solo se c’è una grande passione. La seconda è comunità, che non è solo un luogo fisico, ma uno spazio dove si scambiano opinioni ed esperienze, dove agiscono molti soggetti sociali e politici. La comunità serve per migliorare la comunità stessa, contro l’individualismo e la frammentazione. Poi c’è l’uguaglianza: un’idea fondamentale in una società come la nostra, che va nella direzione opposta affermando diseguaglianze sempre più marcate. E cresce la povertà, basti pensare al lavoro povero, la disoccupazione, il Sud.
In conclusione, che congresso sarà?
L’Auser vuole essere un soggetto politico di cambiamento. Tutta la nostra azione non è fine a se stessa, non siamo un ente filantropico ma una grande rete nazionale che si pone come organizzazione sociale e politica. Per affrontare davvero la crisi democratica bisogna cambiare il volto della società italiana.