Alla vigilia della Giornata internazionale per l'aborto libero e sicuro, che si celebra sabato 28 settembre, il coordinamento Donne della Cgil Sicilia ha scritto ai presidenti della Regione e dell'Assemblea regionale siciliana e a tutti i capigruppo e deputati per chiedere “una presa di posizione del governo regionale, nelle sedi deputate, a difesa della legge regionale 23/2025, che prevede procedure concorsuali dedicate alla selezione di medici non obiettori e che è stata impugnata dal Consiglio dei ministri per presunti profili di incostituzionalità”.

“Il ricorso del governo – scrivono nella nota Gabriella Messina, segretaria confederale Cgil Sicilia, ed Elvira Morana, responsabile del dipartimento Parità di genere – va contrastato in tutti i modi, per le vie legali e con la mobilitazione della società civile. Si tratta – sostengono le due esponenti sindacali – di garantire un diritto e la salute delle donne in una regione che in proposito presenta molte criticità nell’accesso ai servizi di interruzione di gravidanza, anche per la presenza di pochi medici non obiettori”.

Messina e Morana rilevano che “le ultime relazioni ministeriali confermano le criticità e da diversi anni viene evidenziata la situazione di una singola struttura, dove il carico settimanale per il medico non obiettore è del 6,9% a fronte di una media nazionale dello 0,9%”. Per il coordinamento Donne Cgil “la situazione data determina, oltre alle limitazioni dell’accesso al diritto, sovraccarico di lavoro per il personale non obiettore e non garantisce la sicurezza e la salute delle donne che decidono di abortire, elementi richiesti anche dal Comitato europeo dei diritti sociali di Strasburgo”.

La Cgil Sicilia segnala, inoltre, che “per l’aborto farmacologico non si rispettano le linee guida del 2020 nel momento in cui si prevede solo in regime di ricovero. Le motivazioni addotte circa la tutela della salute – sostengono Gabriella Messina ed Elvira Morana – non reggono dal momento che le linee guida parlano d’altro”. Sulla legge regionale impugnata dal governo Cgil e associazioni hanno chiesto un’audizione alla commissione competente dell’Assemblea regionale siciliana.