Mandare i figli all’università in Italia costa sempre più caro. Per la precisione 5mila euro in più in media rispetto a due anni fa: oltre 9 mila euro per uno studente in sede, più di 10 mila euro per un pendolare e addirittura oltre 17 mila per un fuorisede. La denuncia è contenuta nell’indagine “Universitari al verde” realizzata da Udu e Federconsumatori, che analizza voce per voce le spese che le famiglie devono sostenere: tasse universitarie, alloggio e utenze, pasti, trasporti, materiale didattico e informatico, cultura, attività sociali e ricreative, sport, salute e benessere. Talmente elevate che di fatto negano il diritto allo studio.

Laureati e abbandoni

Gli ultimi dati sui laureati in Italia sono allarmanti: il rapporto Anvur 2023, Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, rivela che solo il 28,3 per cento della popolazione tra i 25 e i 34 anni riesce a conseguire un titolo universitario, molto al di sotto della media Ocse che si attesta al 47,1. Questa situazione è dovuta a una serie di fattori che coinvolgono aspetti individuali, istituzionali ed economici.

Preoccupante il tasso di abbandono tra il primo e il secondo anno, che per gli immatricolati nell'anno accademico 2020/21 ha raggiunto il 14,5 per cento: “Uno dei principali fattori che contribuiscono all'abbandono – si legge nel report - sono i costi eccessivi del percorso universitario, insieme all'estrema precarietà del sostegno al diritto allo studio”.

MILANO : UNIVERSITA' FOTO DI © S. PELLECCHIA/EMBLEMA/SINTESI
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MILANO : UNIVERSITA' FOTO DI © S. PELLECCHIA/EMBLEMA/SINTESI

“Da maggio dormiamo in tenda davanti alle università di tutta Italia e abbiamo ricevuto solo disinteresse da questo governo - dichiara Camilla Piredda, coordinatrice Udu -. Non possiamo permetterci dei costi medi che superano i 17 mila euro all’anno per ciò che dovrebbe essere un diritto. Per questo, venerdì 17 novembre saremo nelle piazze di tutta Italia per chiedere un modello di istruzione diverso, per rimettere al centro di questo Paese i giovani”.

Tasse universitarie

Partiamo dalle tasse, decise dagli atenei prendendo come parametro la condizione economica dello studente. Il report rileva una grande disparità di trattamento e di contribuzione da un’università all’altra. L’uso di algoritmi diversi, la mancanza di linee guida nazionali, la presenza di ulteriori incentivi o disincentivi rispetto a quelli definiti per legge, rende la mappa degli importi “standard” molto confusa. Per quanto riguarda il massimo, gli atenei del Nord risultano più onerosi, con cifre che superano del 10 per cento l’importo rilevato al Sud: 1.700 euro contro 1.200 all’anno in media.

Inoltre, mentre la norma stabilisce che la contribuzione studentesca non può eccedere il 20 per cento dell’importo del finanziamento ordinario annuale dello Stato, molti atenei ignorano questo tetto: sarebbero 18 quelli fuorilegge.

Casa e pasti

Le note dolenti arrivano con le spese mensili e quelle di tutti i giorni. Capitolo casa: 350 euro al mese è il canone medio per una stanza, più 80 euro per condominio e bollette. Grandi le divergenze territoriali, non solo tra regioni, ma anche tra città e città, tra quartiere e quartiere. Al Nord 408 euro, 328 al Centro, 247 al Sud.

Capitolo pasti: il costo delle mense e degli esercizi convenzionati, i requisiti di accesso e le agevolazioni variano da Nord a Sud, perché non esiste una normativa nazionale. Nonostante la ristorazione rientri tra i livelli essenziali delle prestazioni, alcuni atenei non hanno strutture adeguate e in alcuni casi sono addirittura assenti. Facendo due conti, un fuorisede sborsa 414 euro al mese al Nord, 359 al Centro e 282 al Sud se fa la spesa al supermercato, e rispettivamente 469 euro, 502 e 385 se si serve della mensa.

Trasporti & co.

A queste cifre vanno aggiunti 130 euro all’anno in media per l’abbonamento al trasporto urbano. Ma se si è pendolari l’esborso cambia: si va dai 311 euro per un abbonamento annuale al treno in Emilia Romagna entro i 20 chilometri, ai 673 euro per la Puglia (30 km), fino ai 927 euro in Lombardia (60 km). La situazione anche in questo caso è estremamente frammentata: uno studente in Lombardia, Sicilia o Piemonte spende mediamente più del doppio rispetto alle regioni meno care.

Libri di testo: si va da 1.930 euro all’anno per gli iscritti a medicina, a 829 euro per chi segue i corsi di biologia, passando per giurisprudenza (411 euro) e matematica (289 euro). E ancora: 1.230 euro in media per il materiale informatico (pc, tablet, webcam), un costo che viene sostenuto solitamente il primo anno, più la spesa mensile per software e pacchetti vari. Il report ha calcolato anche la spesa annua per l’accesso alla cultura, per un’attività sportiva, per la salute e il benessere dello studente.

Istruzione senza investimenti

“I costi per sostenere gli studi, dalle superiori di primo grado in poi, hanno raggiunto livelli insostenibili nel nostro Paese e crescono di anno in anno - dichiara Federconsumatori –. Questo non fa altro che accrescere le disparità tra chi può permettersi di mantenere un figlio fino al livello più alto di istruzione e chi, invece, non può sopportare quella spesa. Di fronte a questa tendenza allarmante la risposta del governo è insufficiente: mancano investimenti per la ricerca, per le borse di studio, manca soprattutto una visione globale e lungimirante per puntare al futuro del Paese”.