Aveva solo 17 anni, Anna Chiti, studentessa dell’Istituto nautico. Sabato mattina rappresentava un’emozione unica: il suo primo giorno di lavoro a bordo di un catamarano, come parte di un vero equipaggio. Una giornata attesa con entusiasmo, con la voglia di imparare, mettersi alla prova, costruire un futuro. È invece diventata l’ultima.

La tragedia è avvenuta a Venezia, di fronte all’isola di Sant’Elena, sotto gli occhi increduli e attoniti di alcuni turisti. Anna, originaria di Treviso e residente a Malcontenta, era salita a bordo del catamarano al mattino, accompagnata da un collega che l’aveva passata a prendere. Era felice, raccontano: finalmente parte del mondo che aveva sempre sognato, il mare, le imbarcazioni, l’orizzonte aperto.

Al termine della giornata avrebbe potuto essere confermata per l’intera stagione estiva o comunque essere richiamata per altre giornate di lavoro. Ma quel primo giorno si è trasformato in un dramma.

La dinamica dell’incidente è ancora in fase di accertamento, ma i primi rilievi raccontano di un momento di disattenzione, una cima lasciata incautamente troppo vicina, forse uno scossone causato dal moto ondoso: sarebbe rimasta agganciata alla fune e trascinata in acqua. Pochi istanti e la ragazza ha sbattuto contro l’elica del motore, finendo bloccata sott’acqua. L’allarme è stato lanciato da alcuni passanti, che hanno notato la scena e chiamato immediatamente i soccorsi.

I Vigili del Fuoco sono arrivati nel giro di pochi minuti. Hanno individuato la ragazza e l’hanno liberata in meno di sessanta secondi, tagliando la cima che la teneva intrappolata. Ma non è bastato. I sanitari del Suem hanno tentato per lunghi minuti di rianimarla, ma ogni sforzo è stato vano: la ragazza era già in arresto cardiaco. A provocare la morte sarebbe stato un trauma cranico, probabilmente dovuto all’urto contro l’elica.