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Aveva solo 17 anni, Anna Chiti, studentessa dell’Istituto nautico. Frequentava i corsi dell’indirizzo “trasporti e logistica e conduzione del mezzo marino”. Sabato mattina rappresentava un’emozione unica: il suo primo giorno di lavoro a bordo di un catamarano, come parte di un vero equipaggio. Una giornata attesa con entusiasmo, con la voglia di imparare, mettersi alla prova, costruire un futuro. È invece diventata l’ultima.
AL PRIMO GIORNO DI LAVORO
La tragedia è avvenuta a Venezia, di fronte all’isola di Sant’Elena, sotto gli occhi increduli e attoniti di alcuni turisti. Anna, originaria di Treviso e residente a Malcontenta, era salita a bordo del catamarano al mattino, accompagnata da un collega che l’aveva passata a prendere. Era felice, raccontano: finalmente parte del mondo che aveva sempre sognato, il mare, le imbarcazioni, l’orizzonte aperto.
Al termine della giornata avrebbe potuto essere confermata per l’intera stagione estiva o comunque essere richiamata per altre giornate di lavoro. Ma quel primo giorno si è trasformato in un dramma.
LA DINAMICA
La dinamica dell’incidente è ancora in fase di accertamento, ma i primi rilievi raccontano di un momento di disattenzione, una cima lasciata incautamente troppo vicina, forse uno scossone causato dal moto ondoso: sarebbe rimasta agganciata alla fune e trascinata in acqua. Pochi istanti e la ragazza ha sbattuto contro l’elica del motore, finendo bloccata sott’acqua. L’allarme è stato lanciato da alcuni passanti, che hanno notato la scena e chiamato immediatamente i soccorsi.
I SOCCORSI
I Vigili del Fuoco sono arrivati nel giro di pochi minuti. Hanno individuato la ragazza e l’hanno liberata in meno di sessanta secondi, tagliando la cima che la teneva intrappolata. Ma non è bastato. I sanitari del Suem hanno tentato per lunghi minuti di rianimarla, ma ogni sforzo è stato vano: la ragazza era già in arresto cardiaco. A provocare la morte sarebbe stato un trauma cranico, probabilmente dovuto all’urto contro l’elica.
Gli studenti: non è un caso isolato
Per la Rete degli studenti medi “non è un caso isolato, ma l'ennesimo episodio di una strage silenziosa che colpisce lavoratori e lavoratrici in tutta Italia”. E ricordano in una nota che “nel 2024, secondo i dati del Centro Studi Cub, sono stati registrati 1.482 decessi sul lavoro, con una media di oltre 4 morti al giorno, segnando un aumento del 3,3% rispetto all'anno precedente. Nel primo trimestre del 2025 invece c’è stata una drammatica crescita rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente: 210 le vittime complessive, con un aumento del +9,9% rispetto al 2024”.
"Quanto accaduto a Venezia è estremamente grave, ma rischia di diventare la normalità in un Paese in cui le morti sul lavoro nel 2024 sono state oltre 1000 - dichiara Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale del sindacato studentesco -. Sono dati che aumentano anno dopo anno. Nel primo trimestre 2025 si sono peraltro registrate 5 morti di studenti in percorsi di scuola-lavoro, una strage inaccettabile e sotto gli occhi di tutti. Il governo resta impassibile di fronte a questi numeri, la situazione è diventata intollerabile”.
Per questo, continua, “esigiamo maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, con controlli immediati più rigorosi e sanzioni efficaci per chi non rispetta le normative. Il lavoro è un diritto, non possiamo accettare che si trasformi in occasioni di lutto per migliaia di famiglie".
Per Viola Carollo, coordinatrice regionale della Rete degli studenti medi del Veneto, “questo governo deve prendere delle misure serie per abolire la precarietà che costringe troppe persone ad accettare lavori insicuri e sottopagati, esponendoli a rischi inaccettabili, solo per potersi permettere di sopravvivere”.
“Non possiamo non chiedere giustizia per Anna Chiti e per tutte le vittime del lavoro – sottolinea Carollo –, affinché le loro morti non siano solo numeri che si perdono nell'indifferenza. Meritano che i responsabili siano giudicati dagli organi competenti.
Non possiamo più tollerare che il lavoro, su cui si dovrebbe basare il nostro Paese secondo la nostra Costituzione, si trasformi sempre di più in una condanna a morte. È tempo di agire, di pretendere un futuro in cui la sicurezza e i diritti siano garantiti a tutti, senza eccezioni”, conclude.
Fracassi: insopportabile l’indignazione di rito
Sulla tragedia è intervenuta anche Gianna Fracassi, segretaria generale Flc Cgil, con un post su Facebook: “Anna è morta sul lavoro, il primo giorno di lavoro, sabato pomeriggio. Anna aveva 17 anni. Studiava all’istituto nautico di Venezia. Non ci sono parole ed è insopportabile l’indignazione di rito. La strage continua ogni giorno e porta via anche ragazzi e ragazze ancora minorenni”.
Fracassi denuncia la latitanza “nel mettere in campo misure rigorose, atti concreti per garantire sicurezza nei luoghi di lavoro, si è abbassata 15 anni l’età per il Pcto (ex alternanza scuola lavoro) per gli studenti degli istituti tecnici e professionali. Non si può morire sul lavoro mai, tanto meno a 17 anni”.