Chi lavora nella scuola e deve andare in pensione nel 2026 cosa deve fare? Lo abbiamo chiesto a Maria Rosaria Trecca dell’Inca Cgil nazionale. “È importante sottolineare che ogni anno la legge di bilancio introduce cambiamenti che potrebbero influire sulle modalità di accesso alla pensione. Per questo conviene essere sempre aggiornati. Siamo in attesa del decreto ministeriale che fisserà la scadenza per le domande di cessazione dal servizio con effetto dal primo settembre 2026. In ogni caso è fondamentale cominciare subito a informarsi per evitare errori e garantire un passaggio sereno alla pensione”. Oltre al corpo docente sono interessati i dirigenti scolastici, il personale Ata e quello amministrativo. 

I diversi tipi di pensione cui può accedere attualmente chi lavora nella scuola

“Sono diverse, a seconda della situazione contributiva e anagrafica, le possibilità attraverso cui accedere alla pensione per chi lavora nella scuola – ci spiega Maria Rosaria Trecca –. Pensione di vecchiaia per chi ha almeno un contributo versato entro il 1995. Pensione anticipata ordinaria. Pensione anticipata per lavoratori precoci. pensione di vecchiaia per chi ha versato il primo contributo a partire dal primo gennaio 1996, ulteriore pensione anticipata nel sistema contributivo. Pensione con cumulo di contributi, pensione quota 100, 102 e 103, pensione con totalizzazione. Opzione donna e Ape sociale. ogni tipo di pensione ha requisiti specifici che devono essere verificati con attenzione”.

Visto che le tipologie sono tante e individuare quella giusta è complesso, il consiglio resta quello di rivolgersi subito al patronato Inca che offre assistenza gratuita e specializzata per evitare errori e ritardi. “Allo sportello sarà possibile verificare insieme se si è in possesso dei requisiti richiesti per andare in pensione nel 2026. La nostra assistenza vi accompagna in tutti i passaggi burocratici, quali: controllare la busta paga, ricostruire la carriera lavorativa, verificare la posizione assicurativa, richiedere l’estratto conto certificativo, valutare il riscatto del titolo di studio, ricongiungere eventuali periodi contributivi e infine inviare la domanda di pensione all’Inps”, conclude Maria Rosaria Trecca.

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