È morto Giorgio Napolitano. L’ex presidente della Repubblica aveva compiuto 98 anni lo scorso 29 giugno. È stato uno storico dirigente del Partito comunista italiano, presidente della Camera e ministro degli Interni, oltre che capo dello Stato (eletto per due mandati). Una vita, la sua, spesa prima nel partito e poi nelle istituzioni, attraversando tutti i momenti più importanti e più critici della storia italiana dalla Liberazione al dopoguerra, fino allo scioglimento del Pci, a Tangentopoli e alla Seconda Repubblica.

Gli studi e la militanza

Nato a Napoli il 29 giugno del 1925. Ha studiato al liceo classico Umberto I di Napoli, a parte l’ultimo anno, che ha trascorso a Padova dove si era trasferita la famiglia. Si diploma nel 1942 al liceo “Tito Livio” e si iscrive poi alla facoltà di giurisprudenza della Federico II di Napoli. Durante quegli anni entra a far parte del Guf (Gruppi universitari fascisti) locale, e collabora con il settimanale IX Maggio dove tiene una rubrica di critica cinematografica e teatrale. Nel 1945, dopo essere entrato a contatto con il gruppo di comunisti napoletani, entra ufficialmente nel Pci. Due anni dopo, nel 1947, si laurea in giurisprudenza con una tesi di economia politica dal titolo: Il mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno dopo l'Unità. Alcuni anni dopo la Liberazione, nel 1953, viene eletto per la prima volta deputato.

Una vita dedicata alla politica

Napolitano è stato parlamentare quasi ininterrottamente dalla II alla XII legislatura, ovvero dal 1953 al 1996, saltando solo la IV. Ha recitato un ruolo importante nella storia del Pci, con due momenti particolarmente significativi: il 1956, con l’approvazione dell’invasione sovietica dell’Ungheria, e nel 1968, quando invece è stata condannata quella della Cecoslovacchia. Dagli anni ’90 sono poi arrivati i ruoli più istituzionali e nel 2006 l’elezione a capo dello Stato, riconfermata, per la prima volta nella storia, nel 2013.

Due volte presidente

Con la prima elezione a presidente della Repubblica nel 2006, Napolitano diventa il successore di Ciampi. Il centrosinistra vota scheda bianca per tutte le prime tre votazioni. Il centrodestra vota invece Gianni Letta alla prima votazione, per poi votare scheda bianca alle altre tre. Alla quarta votazione viene eletto Napolitano, con 543 voti su 990 votanti (1.009 gli aventi diritto). È il primo esponente proveniente dal Pci a diventare capo dello Stato. Nel 2013 preannuncia le dimissioni prima della scadenza naturale del suo mandato per procedere il prima possibile all’elezione del suo successore: in quel momento si trova infatti nel cosiddetto "semestre bianco", cioè a meno di 6 mesi dalla scadenza del suo mandato, e non ha il potere di sciogliere le Camere per poter tornare eventualmente alle urne.

Ma nelle settimane successive, un ampio schieramento parlamentare chiede a Napolitano la disponibilità a essere rieletto. La proposta viene accettata e il 20 aprile 2013 avviene la rielezione: 738 voti su 997 votanti dei 1.007 aventi diritto, al sesto scrutinio. Diventa così il primo presidente della Repubblica a essere eletto per un secondo mandato. Il suo secondo mandato ha termine il 14 gennaio 2015, con le dimissioni, preannunciate nell'ultimo messaggio di fine anno.

Il cordoglio della Cgil

“Con la scomparsa del Presidente Giorgio Napolitano perdiamo una figura fondamentale della storia del nostro Paese. A nome di tutta la Confederazione mi unisco al dolore dei suoi cari”. Lo scrive, in una nota, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Per il leader del sindacato di corso d'Italia "l’attenzione al mondo del lavoro, l’idea di un’Europa che guarda alla dimensione sociale rendono Giorgio Napolitano una figura rilevante per la cultura democratica”. “Il senso di responsabilità nei confronti dello Stato che ha sempre difeso, anche negli ultimi anni del suo mandato, ne fanno un punto di riferimento per ogni cittadino che si richiama ai valori repubblicani e all’unità d’Italia, uno di quei padri di cui possiamo sempre andare fieri”, conclude Landini.