Il decreto che il Governo Meloni ha approvato il primo maggio, di cui non si conosce ancora il testo, "rischia di avere anche in Abruzzo un effetto devastante dal punto di vista economico e sociale". A scriverlo in una nota sono il segretario generale della Cgil Abruzzo Molise Carmine Ranieri, Paolo De Socio, segretario generale Cgil Molise e Mirco D'Ignazio, coordinatore regionale Inca Cgil Abruzzo Molise. "Oltre ad aumentare la precarietà di un mercato del lavoro regionale che non certo brillava per stabilità dei rapporti di lavoro, le novità introdotte in materia di Reddito di Cittadinanza, infatti, se non affrontate immediatamente anche dalle istituzioni locali, a partire dalla Regione, genereranno enormi difficoltà per quasi 16.000 abruzzesi.

Dei 32.837 beneficiari di Reddito di Cittadinanza in regione (dato di marzo 2023) che hanno percepito un importo medio di 563 euro, 15.400 sono quelli che, considerati “occupabili” solo perché con un’età inferiore a 60 anni, da agosto smetteranno di percepire l’attuale sussidio. Questi, per quanto trapelato, potranno continuare ad avere un sostegno, peraltro molto ridotto (350 euro al mese in caso di famiglie con un unico componente), solo nei mesi in cui seguiranno corsi di formazione o saranno impiegati in attività socialmente utili.

Corsi di formazione e progetti che attualmente sono fermi al palo se non in rari casi - si legge nel comunicato sindacale -. È quindi necessario che da subito Regione, comuni ed enti locali attivino dei percorsi che evitino di far cadere nell’assoluta indigenza migliaia di famiglie. Misure peraltro sicuramente insufficienti considerati gli importi a disposizione e che dovrebbero quindi aprire una riflessione tra gli amministratori locali affinché i propri rappresentanti cambino la misura in Parlamento rispondendo a quelle che sono davvero le esigenze sociali dei territori.

Da tempo denunciamo che a non aver funzionato del Reddito di Cittadinanza è stata l’effettiva possibilità per i percettori di trovare un’occupazione, ma il forte taglio deciso dal Governo va nella direzione opposta: non è certo riducendo il sostegno ai più poveri che si generano posti di lavoro. Resta tra l’altro l’incognita di cosa accadrà a chi attualmente percepisce il reddito di cittadinanza a integrazione di un reddito da lavoro povero (8.600 a marzo in Abruzzo) il cui stipendio non è sufficiente per vivere e che da agosto potrebbero essere condannati alla povertà pur lavorando".

Il decreto che il Governo Meloni causerà grossi problemi anche in Molise, rischiando di condannare alla povertà assoluta 4.600 molisani.

Dei 9.585 beneficiari di Reddito di Cittadinanza in regione (dato di marzo 2023) che hanno percepito un importo medio di 567 euro, 4.600 i cosiddetti “occupabili” (cioè in teoria in grado di lavorare solo perché con un’età inferiore a 60 anni). Questi, per quanto trapelato, potranno continuare ad avere un sostegno, peraltro molto ridotto (350 euro al mese in caso di famiglie con un unico componente), solo nei mesi in cui seguiranno corsi di formazione o saranno impiegati in attività socialmente utili.

Necessario quindi che subito regioni ed enti locali attivino percorsi che consentano di far continuare a percepire questa misura per quanto economicamente insufficiente. Altrettanto importante, quindi, pretendere che la misura concepita dal Governo venga modificata dal Parlamento dando risposte a quelle che sono davvero le esigenze sociali di territori già oggi in forte difficoltà.

Da tempo denunciamo che a non aver funzionato del reddito di cittadinanza è stata l’effettiva possibilità per i percettori di trovare un’occupazione, ma il forte taglio deciso dal Governo va nella direzione opposta: non è certo riducendo il sostegno ai più poveri che si generano posti di lavoro. Un ragionamento ancor più valido in una regione come il Molise in cui tutti quotidianamente fanno i conti con un’occupazione sempre più precaria e povera. Una precarietà che sarà ancor più spinta dopo le scelte fatte dal Governo Meloni con quest’ultimo decreto.

Problemi che si sommeranno all’incognita di cosa accadrà a chi attualmente percepisce il reddito di cittadinanza a integrazione di un reddito da lavoro povero (2.100 a marzo in Molise) il cui stipendio non è sufficiente per vivere e che da agosto potrebbero essere condannati alla povertà pur lavorando.