“Il 25 luglio - scrive Alcide Cervi - eravamo sui campi e non avevamo sentito la radio. Vengono degli amici e ci dicono che il fascismo è caduto, che Mussolini è in galera. È festa per tutti”. È Aldo, il terzogenito, che gli fa la proposta. “Papà - gli dice - offriamo una pastasciutta a tutto il paese”. Alcide accetta. “Facciamo vari quintali di pastasciutta insieme alle altre famiglie. Le donne si mobilitano nelle case intorno alle caldaie, c’è un grande assaggiare la cottura, e il bollore suonava come una sinfonia. Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore. Guardavo i miei ragazzi che saltavano e baciavano le putele e dicevo: - Beati loro, sono giovani e vivranno in democrazia, vedranno lo Stato del popolo. Io sono vecchio e per me questa è l’ultima domenica”.

Di lì a cinque mesi saranno invece i suoi sette ragazzi a perdere la vita fucilati dai fascisti, esposti alle rappresaglie delle camicie nere probabilmente anche per colpa di quella pastasciutta più potente di un manifesto politico.

L'arresto dei fratelli Cervi

Arrestati il 25 novembre e incarcerati nel carcere politico dei Servi a Reggio Emilia, rimarranno prigionieri fino alla mattina del 28 dicembre quando saranno fucilati per rappresaglia. Quel giorno Alcide, loro compagno di cella fino a quel 28 dicembre 1943, smette di essere Alcide e diventa, per tutti, papà Cervi.

“Papà Cervi - scrive Mirco Zanoni - nei suoi 25 anni di vita è stato vestito di molte bandiere, alcune cucite apposta per lui. È stato avvolto di molto rosso, di molte parole. Ha portato tutto con la stessa dignità di ogni altra cosa. Come le sette medaglie sul petto dei suoi figli; come il “giubèt” con cui riceveva, a ogni ora, delegazioni ufficiali allo stesso modo delle persone qualsiasi che si fermavano a Casa Cervi”.

La morte di papà Cervi

La notte del 27 marzo 1970 si spegne, all’età di 95 anni. L’Italia intera si sveglia con la notizia della sua morte. Sembra quasi impossibile che sia accaduto. Le esequie (a Reggio Emilia) sono un evento nazionale. Il corteo è infinito.

A capofila la foto dei suoi sette figli, sul feretro le sette medaglie d’argento al valor militare conferite nel 1947 e portate, da quel giorno, orgogliosamente sul petto.

Oltre 200.000 persone affollano le strade e la piazza dell’ultimo saluto. Gli rendono omaggio tutte le grandi personalità della politica e delle istituzioni legate alla storia antifascista (Sandro Pertini, Nilde Iotti, tante e tanti altri ), ma anche tanta, tantissima gente comune. 

Ferruccio Parri lo onora con una toccante orazione funebre, mentre il regista Franco Cigarini documenta con diverse bobine i giorni delle celebrazioni  (suo è il documentario “Papà Cervi” realizzato per la Unitelefilm GUARDA).