“Strage annunciata”, figlia di anni e anni di “politiche sbagliate”. Con queste parole Celeste Logiacco, segretaria della Cgil Calabria con delega all'immigrazione, commenta il giorno dopo il naufragio del barcone carico di migranti avvenuto sulla spiaggia di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Mentre il mare continua a restituire corpi di naufraghi senza vita e si aggiorna la macabra conta di decine e decine di caduti, il dibattito sulle responsabilità si fa, ora dopo ora, più aspro.

“Sono morte donne, uomini e bambini, partiti alla ricerca di una vita migliore, o della semplice sopravvivenza. Ma oggi piangerli non è abbastanza – afferma Logiacco -. Perché la causa di queste stragi va rintracciata nelle nostre politiche sbagliate sull'immigrazione”.

Sotto accusa per la Cgil calabrese ci sono sia le scelte europee sia quelle italiane, perché si insiste sulla “esternalizzazione delle frontiere”, su perseguire “chi soccorre e non chi sfrutta” e “sulla chiusura dei porti”. Non si tratta di speculare sull'ennesima strage, insiste la sindacalista, bisogna “dire le cose come stanno” e “assumersi le proprie responsabilità.”

Sulle responsabilità, com'era prevedibile, monta intanto una forte polemica. Il governo chiede di “non speculare” mentre, a caldo, un medico-soccorritore ed ex dirigente della polizia di Stato, Orlando Amodeo ha detto: “Penso che oggi si sia voluta la tragedia“. Lo ha fatto in tv, in diretta con 'Non è l’Arena': “Se io so che c’è una nave in difficoltà, e lo so da ieri, allora le vado incontro. Perché non si è fatto?”. “Le nostre imbarcazioni possono uscire con mare forza 7 - ha continuato -, lo possono fare tranquillamente, in passato lo abbiamo fatto a 40-50 miglia a sud di Crotone”.

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Durante la trasmissione è poi arrivata la nota del Viminale, che “sottoporrà all’Avvocatura dello Stato” quelle che definisce “gravissime false affermazioni diffuse da alcuni ospiti in occasione della trasmissione Non è l’Arena”, “al fine di promuovere in tutte le sedi la difesa dell’onorabilità del governo, del ministro Piantedosi, di tutte le articolazioni ministeriali e di tutte le istituzioni che sono da sempre impegnate nel sistema dei soccorsi in mare”.

Aldilà delle discussioni, le soluzioni da mettere in campo per Celeste Logiacco sono invece strutturali e di ben più ampio respiro: “Servono politiche di coesione e sviluppo, bisogna fermare le guerre, garantire la circolazione delle persone, una diversa distribuzione delle ricchezze”. Per salvare vite servono “corridoi umanitari”, e superare gli accordi di esternalizzazione delle frontiere”. E mettere mano alle carte, rivedendo il Trattato di Dublino e il Memorandum con la Libia, e “impegnarsi per politiche di accoglienza per rifugiati e profughi”. Non si può, insomma, considerare ancora l’immigrazione come “problema di sicurezza, perché si tratta di un fenomeno strutturale, da affrontare con strumenti strutturati".