Ormai è chiaro a tutti: la prossima stagione fredda sarà un vero salasso per il portafoglio di famiglie e imprese. Il caro energia causato dalla guerra in Ucraina e dalla conseguente riduzione della fornitura di gas da parte della Russia, sommato alle speculazioni dei mercati, ha portato ad aumenti a due cifre delle bollette.

Come se non bastasse, la notizia delle perdite nel mar Baltico dai tubi di due gasdotti, Nord Stream 1 e 2, entrambi non operativi ma comunque pieni, e le accuse di sabotaggio da parte del Cremlino, hanno fatto risalire il prezzo della materia prima dopo giorni di calo alla Borsa di Amsterdam, il riferimento per il mercato del Vecchio continente. “Tutto ciò sta determinando già in queste ore incredibili picchi del costo del gas – denuncia l’associazione Federconsumatori -, che è cresciuto anche del 12 per cento, toccando quota 194,7 euro al MWh. Costi improponibili, su cui pesa fortemente anche la componente speculativa, che i governi e l’Ue devono contrastare con urgenza”.

Rincari record
Già nell’autunno 2021 i prezzi erano schizzati in alto: del 70,7 per cento rispetto ai 12 mesi precedenti per una famiglia tipo. Adesso, a distanza di un anno, sono destinati a esplodere. Secondo le stime del centro studi Ircaf, basate sull’andamento della Borsa olandese, quando a ottobre l’Arera (l’Autorità di regolazione del settore) comunicherà le nuove quotazioni, i rincari saranno record: più 61 per cento rispetto all’ultima bolletta del metano e più 69 per cento per quella dell’elettricità. Praticamente una stangata per le famiglie, che arriverà nonostante i 52 miliardi di euro totali messi dal governo Draghi per mitigarne gli effetti.

“Nei prossimi mesi milioni di famiglie dovranno fare i conti anche con i prezzi dei generi alimentari, rincarati in media già più del 10,5 per cento – avverte Federconsumatori, che insieme a una cordata di associazioni propone una serie di misure da adottare, annunciando mobilitazioni di protesta -. Mentre moltissime piccole e medie imprese si trovano schiacciate da costi insostenibili, l’Istat richiama l’attenzione sull’incombente rischio per quasi un quarto della popolazione italiana di cadere in condizioni di povertà relativa”.

Se cambi, risparmi
Se alcune aziende navigano a vista tra esperimenti per risparmiare, come i produttori della Val di Non che hanno costruito celle ipogee di roccia per conservare la raccolta annuale di mele, e allarmi per il pericolo chiusure, lavoratori e famiglie non sanno come difendersi. Nel suo decalogo Ascoltate il lavoro la Cgil ha avanzato una serie di proposte anche su questo fronte: tutelare e aumentare il potere di acquisto di salari e pensioni, intervenire a livello nazionale ed europeo sulla formazione dei prezzi, fissare un tetto alle bollette, integrare il trattamento economico della cassa integrazione.

Nel frattempo, in attesa che il nuovo esecutivo metta mano ai dossier più urgenti, possiamo provare a seguire i consigli di esperti e associazioni dei consumatori: cambiare fornitore di luce e gas, scegliendo quello che fa l’offerta migliore e passando se necessario dal servizio a maggior tutela (circa 7,3 milioni di utenze domestiche in Italia) al mercato libero.

Firmando un contratto entro fine mese, infatti, grazie allo stop alle modifiche unilaterali previsto dal decreto Aiuti bis per tutti i contratti stipulati dal 10 agosto, una misura pensata per evitare di subire cambi di tariffa in corsa, si avranno garantite condizioni stabili almeno fino al 30 aprile 2023. La sospensione vale anche per i preavvisi già comunicati prima dell’entrata in vigore del decreto, a patto che le modifiche di prezzo non siano già scattate. Mentre fa discutere le organizzazioni a tutela dei consumatori la decisione dell’Autorità dell’energia contro il caro energia di rendere mensili e non più bimestrali le bollette del gas, una sorta di rateizzazione che i gestori potranno offrire ai clienti.

Speculazioni=extraprofitti
D’altra parte quello che pagheremo in più per scaldare le nostre case e per accendere luci e device non è solo una conseguenza della crisi energetica dovuta al conflitto scatenato da Putin e alle sanzioni alla Russia decise dall’Europa. L’eccessiva dipendenza dell’Italia dal gas, messa in evidenza da numerosi studi e ricerche, non ultimo il “Net Zero E-conomy 2020” redatto da Enel Foundation e The European House – Ambrosetti, ci fa prestare il fianco alle speculazioni del mercato dell’energia. Che cosa vuol dire? Lo ha spiegato bene la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen: “Le società energetiche stanno facendo grandissimi guadagni non previsti che sono completamente slegati dai loro costi o dai loro investimenti, mentre i clienti devono pagare bollette astronomiche”.

Gli extraprofitti, appunto. Sono parole che hanno anticipato la proposta Ue di tassare le eccedenze sul normale profitto come una necessità per “riportare un equilibrio sociale”, accompagnata da quella di ridurre il consumo di elettricità del 5 per cento nelle ore di punta per evitare un inverno di blackout e razionamenti, dall’ipotesi di fissare un tetto al prezzo del gas russo (il price cap), e dalla pianificazione di una revisione più profonda del mercato Ue dell'elettricità.

Tassare i super guadagni 
Intanto l’Italia ha già messo mano alla questione degli extraprofitti, con due provvedimenti: i decreti Aiuti e Aiuti bis hanno previsto una tassazione per le società energetiche prima al 10 e poi al 25 per cento, cioè un contributo straordinario a carico di produttori, importatori e rivenditori di elettricità, gas e prodotti petroliferi, calcolato sull’incremento del saldo fra operazioni attive e passive rispetto all’ultimo anno. Una quota da pagare in due tranche, un acconto del 40 per cento entro fine giugno, e un saldo del 60 per cento a fine novembre.

La tassa però si è rivelata un flop, perché alla scadenza dell’acconto di giugno il gettito è stato molto inferiore ai quasi 11 miliardi di euro preventivati, e cioè poco più di un miliardo. Forse c’era stata una sovrastima iniziale o più probabilmente le imprese hanno scelto di non versare l’imposta nell’attesa dell’esito dei numerosi ricorsi presentati, nella convinzione che il balzello finirà per essere giudicato incostituzionale.

Il piano riduzione consumi
Per andare incontro alle raccomandazioni europee e ridurre le bollette pazze, mentre i sindaci da Nord a Sud decidono lo spegnimento di monumenti ed edifici pubblici, il ministero della Transizione ecologica escogita un “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale”, tra comportamenti da promuovere in casa stile rimedi della nonna e soluzioni tampone: riduzione di un grado del riscaldamento negli edifici, a 17 con più o meno 2 gradi di tolleranza per attività industriali, artigianali e simili, e a 19 per tutti gli altri; 15 giorni in meno di accensione degli impianti termici, posticipando di otto giorni la data di inizio e anticipando di sette quella di fine. Misure da cui si può ottenere un risparmio, calcola l’Enea, fino a 2,7 miliardi di metri cubi di gas metano.