“Per anni mi hanno dato del paranoico, dicendo che mi occupavo di fascisti quando in realtà i fascisti non ci sono più. Alcuni mi dicevano addirittura che inseguivo fantasmi. Chissà se davanti all’assalto squadrista alla sede del primo sindacato italiano qualcuno si sarà ricreduto e si sarà accorto che non solo i fascisti esistono ma sono esattamente come erano cento e passa anni fa quando il fascismo debuttò proprio assaltando le sedi e le piazze dei sindacati, incendiando le redazioni dei giornali e seminando la violenza nelle fabbriche”.

Paolo Berizzi è una firma del giornalismo italiano. È anche l’unico cronista in Europa a essere sotto scorta a causa delle minacce dei gruppi neofascisti e neonazisti sui quali indaga da ormai vent’anni. Quando ha visto le immagini dell’assalto alla Cgil dello scorso sabato non è rimasto sorpreso.

“Le modalità con cui l’azione è stata portata avanti da un gruppo, anzi dal più antico partito neofascista italiano ancora in attività – anche se mi auguro per poco - sono quelle che denuncio da anni, perché dietro la propaganda nazionalista, anti-immigrati, discriminatoria c’è una matrice di violenza fisica e verbale. Mi auguro che le istituzioni democratiche si rendano conto che le immagini di sabato 9 ottobre e quell’evento sono il punto oltre il quale non si può andare. So cosa significa essere nel mirino di queste formazioni, in particolare proprio di Forza Nuova e dei suoi leader, che da anni mi attaccano e cercano di intimidirmi in ogni modo, anche per questo la mia solidarietà alla Cgil è piena, totale e antifascista”.

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A legare Berizzi e la Cgil in queste ore è anche la cronaca. Tra gli arrestati per l’attacco alla sindacato c’è Luca Castellini, responsabile di Forza Nuova nel Nord Est nonché capo-ultrà della curva neofascista dell’Hellas Verona.

“Due anni fa presentai il libro Nazitalia a Verona ed ebbi seri problemi di ordine pubblico, perché i neofascisti cercarono di impedirmi anche fisicamente la presentazione. A guidare l’assalto c’era proprio Castellini. D’altro canto Verona è ormai una città laboratorio dell’estrema destra italiana ed europea, un caso unico dove si realizza una saldatura tra neofascisti, ultracattolici, tifosi ultrà e istituzioni del palazzo. Un caso tanto peculiare che ho deciso di dedicargli il mio prossimo volume È gradita la camicia nera, in uscita a fine mese per Rizzoli”.

Per il giornalista de la Repubblica quello di sabato scorso è un punto di non ritorno.

“Hanno colpito frontalmente le istituzioni e un sindacato con modalità che ricordano l’assalto a Capitol Hill. Si tratta di un’azione eversiva, studiata, pianificata e che purtroppo ha avuto nella zona grigia dei no pass un cavallo di troia che ha coperto i neofascisti e la loro violenza fino allo showdown di sabato. Mi auguro che il governo, preso atto di ciò che è accaduto e, in generale, del livello di violenza di queste formazioni si decida a sciogliere Forza Nuova. Ha gli strumenti per farlo: la legge lo consente, ci può essere un atto un decreto del governo, l’altra via è quella giudiziaria. In altri Paesi è già successo: penso alla Germania che lo ha fatto con il gruppo Kombat 18 e con l’ala più dura di Afd, messa al bando perché pericolosa per la democrazia, ad Alba Dorata in Grecia, a Génération Identitaire in Francia. Tanti casi europei indicano la strada, ma in Italia la strada è già stata indicata dalla Costituzione italiana che è antifascista e antidiscriminatoria, con la dodicesima disposizione transitoria e finale e poi con la legge Scelba che ne segue. Mi auguro quindi che, alla solidarietà portata dal presidente del Consiglio Mario Draghi alla Cgil, segua ora un’azione concreta e cioè lo scioglimento di queste organizzazioni. Purtroppo da noi c’è troppa tolleranza verso i fascisti. Un paradosso non più accettabile”.

L’estremismo di destra - spiega Berizzi - è un fenomeno internazionale, che negli ultimi anni sembra essersi riacceso. E l’Italia ne è tutt’altro che immune.

“Uso il termine ‘paradosso’ perché l’Italia è il Paese dove è nato il fascismo ma è anche quello che il fascismo lo ha sconfitto. Negli ultimi anni, però, la destra sovranista ha operato uno sdoganamento delle formazioni neofasciste come ha dimostrato la recente inchiesta di Fanpage. Abbiamo avuto mille esempi anche all’estero: i proud boys americani che hanno guidato l’assalto di Capitol Hill e sono stati coccolati da Donald Trump, Bolsonaro in Brasile e Orban in Ungheria. Che, però, proprio da noi, 76 anni dopo l’apertura dei cancelli di Auschwitz si torni a parlare di questo fenomeno è un fatto grave di fronte al quale le istituzioni democratiche hanno il dovere costituzione di intervenire”.

Intanto i neofascisti assaltano il sindacato e cercano di farsi spazio nel mondo del lavoro. Anche questo era già accaduto - conclude Berizzi.

“La storia insegna che i regimi – vale per il fascismo come per il nazismo - iniziano la loro opera di propaganda partendo dalle fasce più deboli della popolazione. Non è un caso che da anni i gruppi neofascisti offrono il cosiddetto welfare nero, una forma di assistenzialismo di strada nei quartieri e nelle periferie delle città dove vivere è più complicato e dove i cittadini pongono al governo e alle istituzioni richieste legittime che dovrebbero essere ascoltate: casa, sicurezza, lavoro. L’assenza di risposte ha creato vuoti che sono stati occupati dall’estrema destra. Può sorprendere che parallelamente nel mirino dei neofascisti entri il sindacato che non è potere, non è palazzo, non è governo ma un corpo intermedio che rappresenta i cittadini, i lavoratori e i loro diritti, ma se ripensiamo alle parole di Giuliano Castellino prima di assaltare la Cgil ci troviamo di fronte proprio alla narrazione neofascista secondo cui anche il sindacato rappresenta il sistema. Quello che mi preoccupa è vedere che è venuto meno quel riconoscimento che lavoratori e ceti più deboli attribuivano a partiti e forze politiche da sempre erano riconosciute come riferimenti. Insomma fa paura che i ceti più fragili siano così facilmente infiltrabili e permeabili dall’estrema destra che tenta così di utilizzarli e strumentalizzarli”.