Ciò che accaduto nel corso di questi mesi, ed è culminato con l'assalto fascista alla sede della Cgil nazionale durante la manifestazione romana dei cosìddetti "no green pass", ci spinge a fare molte considerazioni. A partire da ciò che è stato efficacemente detto dal segretario generale Maurizio Landini a proposito della necessità che lo Stato usi il massimo di fermezza - fino allo scioglimento dei gruppi che si richiamano al fascismo e al bisogno di non sottovalutare socialmente ciò che sta accadendo - vorrei sollevare una questione che in questi mesi è rimasta colpevolmente nell'ombra. 

Come la storia più antica e quella più recente ci insegna, esiste concretamente il pericolo che si determini una "saldatura" fra gli interessi politici dell'azione sovversiva di stampo neofascista e gli interessi della criminalità organizzata e mafiosa.

Non dimentichiamo, per essere attuali e senza scomodare una lettura consolidata di fatti come la strage di Portella della Ginestra o tutto il periodo stragista culminato con gli attentati alla stazione di Bologna e ai Georgofili a Firenze, che nelle indagini e poi nel processo così detto Mondo di Mezzo, noto anche come Mafia Capitale, il dato significativo è costituito dall’utilizzo dei legami politici, da un lato, e da quelli criminali, dall’altro, per la costituzione di un potere criminale che basava la sua forza sull’immagine di violenza, derivante dalla provenienza da Nar e Terza Posizione. Ciò è avvenuto nel contesto romano, nel quale ex militanti di organizzazioni eversive hanno trovato spazio sia nella gestione della cosa pubblica che in diverse formazioni politiche. 

Attenzione, dunque, e soprattutto impegno ad avviare una rete di soggetti di rappresentanza sociale che sappia costruire attraverso una saldatura con gli organi dello Stato quel controllo sociale e democratico del territorio che rappresenta il vero baluardo contro questo pericolo. 

Ma il controllo sociale del territorio lo si esercita se si danno risposte concrete al malessere sociale rappresentato oggi da una crescente povertà, da una difficoltà lavorativa a partire dai più elementari diritti, da una disoccupazione crescente, da una diffusa difficoltà economica. 

Davanti a tutto ciò abbiamo una grande questione sociale sulla quale si gioca l'uscita dalla crisi. 

La manifestazione di sabato prossimo ha dunque un significato e un valore grandi al quale è necessario dare continuità con un impegno capace di non trascurare niente dei nodi sociali che abbiamo di fronte, a partire dal pericolo mafioso e dalla sua saldatura con l'azione altrettanto criminale dell'eversione fascista

Luciano Silvestri, responsabile legalità e sicurezza della Cgil