“Uniti nella crisi, divisi nella ripartenza. Sintetizza bene in questo titolo lo Svimez quel che si prevede nel breve periodo: un aumento e non una riduzione del divario Nord-Sud. Con le risorse del Pnrr non sufficienti a compensare la minore crescita tendenziale delle regioni meridionali. Così se in Puglia il Pil è stimato in crescita del 3 e del 3,5 per cento rispettivamente nel 2021 e nel 2022, il dato non basterà a recuperare il meno 8,2% dell’anno della pandemia. A differenza di aree dove più forti sono i sistemi produttivi, come ad esempio l’Emilia Romagna, che nel prossimo biennio vedrà crescere di 12 punti il prodotto interno lordo a fronte del meno 9,2 per cento registrato nel 2020”. È il commento del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, alle anticipazioni Rapporto Svimez 2021 sull’economia e la società del Mezzogiorno.

Drammatico il dato della caduta del reddito delle famiglie in Puglia, del 3,2%, superiore alla media Italia e Mezzogiorno, con conseguente calo dei consumi (-7,1%). Quanto al Pil, a pesare di più a livello settoriale nella regione sono stati il meno 12,2% dell’Industria e il meno 8,5% dell’agricoltura. “Incoraggianti le stime sul recupero dell’occupazione e la ripresa dell’export, anche se la composizione occupazionale nella nostra Regione vede prevalere settori a basso valore aggiunto, un lavoro precario contraddistinto da basse paghe. Ma quel che più preoccupa sono le stime di crescita differenziata e l’insufficienza delle risorse previste dal Pnrr, quando il principale degli obiettivi del Recovery Fund a livello europeo è quello della coesione sociale”.

Serve allora, prosegue il dirigente sindacale, "il pieno e il miglior utilizzo delle risorse del Pnrr, con progettualità da integrare a quelle della programmazione dei fondi strutturali della stagione 2021-27, così come va aumentata la spesa corrente delle amministrazioni statali destinata al Mezzogiorno e che la Cgil da tempo chiede sia fissata al 40 per cento. Servono interventi per rafforzare e modernizzare la pubblica amministrazione, sostenendo – come pure raccomanda lo Svimez – le capacità progettuali degli enti territoriali. Serve investire sul welfare, quale mitigatore del disagio sociale e generatore esso stesso di sviluppo e occupazione. Servono infrastrutture materiali e sociali e soprattutto politiche industriali ed energetiche che definiscano il ruolo del Sud nel sistema produttivo nazionale, avendo pagato – la Puglia in primis – un costo altissimo in termini sociali e ambientali. Non vorremmo che la transizione necessaria debba avvenire desertificando ancor più questi territori dal punto di vista industriale”.

“Non possiamo infine che far nostra, anche alla luce delle ultime posizioni assunte dal sindacato confederale – conclude il segretario generale della Cgil Puglia - la raccomandazione dello Svimez a una governance condivisa che superi frammentazione e autoreferenzialità delle programmazioni. C’è la proposta di centri di competenza territoriale, aperti a esperti di progettazione e attuazione di politiche di sviluppo, che è un po’ il tavolo che proponiamo anche noi in Puglia. Un luogo di confronto e decisione su strategie e obiettivi con le rappresentanze del mondo del lavoro e imprenditoriale, di università e centri di ricerca, per affiancare le amministrazioni locali in questo lavoro di integrazione degli interventi e dei programmi. Tavolo utile anche per, tutti assieme, rivendicare nei confronti del Governo nazionale interventi e misure aggiuntive, a detta dello Svimez necessarie per indirizzarci davvero sulla strada del superamento del divario sociale tra Nord e Sud”.