“Inadeguatezza clamorosa: non ci sono altre parole per descrivere l’attuale gestione della sanità in Umbria da parte della Regione”. Ad affermarlo in una nota all’indomani della conferenza stampa dei sindacati della sanità umbra è Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil regionale. “La nuova dichiarazione dello stato di agitazione da parte di tutte le sigle sindacali della sanità - afferma Sgalla - non è un atto formale che riguarda solo le nostre organizzazioni e nemmeno esclusivamente le lavoratrici e i lavoratori della sanità, ma è un grido d’allarme che interessa l’intera comunità umbra, perché le lacune che ancora una volta si stanno palesando, anche in vista di una purtroppo possibile nuova ondata, sono drammatiche. Personale che non può andare in ferie perché non ci sono state le assunzioni, palese disorganizzazione della rete ospedaliera, liste d’attesa che si allungano sempre di più, mancato riconoscimento delle indennità già concordate, contenziosi aperti sui tempi di vestizione del personale e clamorosi autogol sugli appalti: tutto questo è inaccettabile - insiste Sgalla - e non si può pensare di scaricare ancora una volta sul personale tutto il peso di questa inadeguatezza”. 

Per il segretario Cgil dunque “la mobilitazione è l’inevitabile conseguenza di questo stato di cose, che peggiora di giorno in giorno e vede una regione abituata ad avere una sanità ‘normale’, anche con punte d’eccellenza, scivolare lentamente verso standard sempre più bassi. È chiaro - conclude il segretario Cgil - che serve un immediato cambio di rotta. Perseverare negli stessi errori che hanno portato la nostra regione alla ribalta nazionale durante la fase più acuta della pandemia, vuol dire non aver imparato nulla da quello che è successo, oppure, peggio, avere la volontà politica di indebolire il sistema pubblico a favore di quello privato. A questo punto serve una presa di coscienza collettiva: accanto alla mobilitazione di lavoratrici e lavoratori, con il pieno supporto delle confederazioni sindacali, anche l’opposizione politica in consiglio regionale, così come l’Università di Perugia, facciano sentire la propria voce con forza per fermare un declino che rischia altrimenti di diventare irreversibile”.